Sabato 20 aprile alle 18 presso la sala dell’Oratorio San Crispino della libreria Ibs, Rossano Scanavini presenta il libro “I giorni della merla”, Centro Studi e Ricerche “Silente loquimur”.
Intervengono con l’autore Anna Quarzi, direttrice dell’istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, l’avvocato Fabio Massimo Addari e l’architetto Vittorio Anselmi.
La memoria storica attesta che i venti mesi che vanno dal settembre del 1943 all’aprile 1945 furono tra i più oscuri e sanguinosi dell’intera Storia d’Italia. Gli atti di valore, e anche i delitti più efferati, furono da ambo le parti numerosissimi, e lasciarono un triste strascico che si manifestò anche dopo la fine della guerra fino al 1948, costellato da episodi criminosi che insanguinarono le nostre contrade.
Il triste ricordo degli eccidî perpetrati nel famigerato «Triangolo della morte» in Emilia-Romagna, richiama alla mente gli orrori della guerra fratricida.
10000 le persone uccise: questo è il sanguinoso bilancio delle giornate che videro la fine della guerra civile in Emilia. Le stragi volute, organizzate ed eseguite da uomini del partito comunista portarono a 3.000 i massacrati nel bolognese, 2.000 nel reggiano, 2.000 nel modenese, 1.300 nel ferrarese, 600 nella provincia di Piacenza, 500 in quella di Ravenna, 200 nel forlivese e 600 nel parmense, dovuto alla presenza di centinaia di vecchi esponenti comunisti Con l’arrivo delle truppe alleate a Bologna gli enti locali, i sindacati, le cooperative, gli organi di polizia passarono nelle mani di uomini di fiducia del partito comunista.
Giorni di terrore si abbatterono sulla popolazione. Antichi rancori, vendette personali e odio politico si fusero esplodendo in un’atroce, incredibile e inarrestabile catena di omicidi, stragi collettive e angherie senza nome. Nel modenese ebbe il suo epicentro nel «Triangolo della morte», cioè nella zona compresa tra i centri di Castelfranco Emiliano e Spilamberto nel modenese, e San Giovanni in Persiceto nel bolognese.
L’autore, attraverso la ricerca di documenti e la raccolta di testimonianze sui fatti tristi e le ferocie perpetrate nel ferrarese, ricostruisce scorci di quel periodo: “Lo stato di paura e intimidazione che aleggiava nel paese nei primi anni del dopoguerra ha lasciato il posto all’oblio e così i drammi che in quel periodo riguardarono oltre alla mia anche altre famiglie del paese, vennero semplicemente rimossi. Il clima creatosi nel corso dei decenni è tale che, ancora oggi, sembra che debbano essere i famigliari delle vittime a vergognarsi di un atto ignobile compiuto da altri e sempre negato o sottaciuto dai numerosi rappresentanti succedutisi alla guida dell’amministrazione locale”.
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