Il flop di Marini deve far cadere qualche testa. A cominciare da quella del primo responsabile di una scelta che non ha diviso, ma ha spaccato il Pd. Così, dopo l’esito fallimentare della prima votazione per il candidato a Presidente della Repubblica, i renziani di Ferrara chiedono le dimissioni del segretario nazionale.
“Dimissioni immediate”, è la richiesta che arriva da Luigi Marattin, Simone Merli, Eric Zaghini e Simone Tassinari, che allargano la base della ghigliottina a “tutti coloro che a livello nazionale si sono resi responsabili di due fallimenti nel giro di meno di due mesi: la sconfitta alle elezioni politiche del febbraio scorso (seppur partendo da una situazione di enorme vantaggio), e ora il misero fallimento dell’operazione di palazzo che mirava a portare Marini al Quirinale in cambio della sopravvivenza di un gruppo dirigente che non ha fatto altro che provocare danni al centrosinistra e al Paese”.
Chiara la svolta chiesta da Marattin&Co: “Nell’ultimo anno è stato un susseguirsi di infamanti accuse a Matteo Renzi (“berluschino”, “di destra”, “vuoi spaccare il partito”, “miserabile”). Alla fine, a conti fatti, chi ha provato a fare un accordo indecente con Berlusconi spaccando il partito è stato Bersani e il suo gruppo dirigente. A casa subito”.
In sede di votazione tutti i parlamentari emiliani del Pd avevano votato scheda bianca. Lo aveva annunciato Alessandro Bratti con un timido “all’inizio voterò bianca” e lo aveva gridato a gran voce Maria Teresa Bertuzzi: “Ho votato contro alla proposta Marini perché credo che il Presidente della Repubblica, come si è detto, debba essere figura istituzionale, di garanzia, fuori da ogni logica di spartizione politica. Deve raccogliere un ampio consenso nel Paese, prima ancora che nei gruppi dirigenti dei partiti”.
Per la Bertuzzi “serve un nome che sappia, da solo, superare ogni veto di parte. Con le presidenze di Camera e Senato si era riaperta un’intesa e nuova fiducia nel Paese. Questa decisione ha, di nuovo, alzato una barriera. Per questo motivo ho appena votato scheda bianca e auspico che questi giorni possano servire a riconciliare le aspettative di oggi con la strada del cambiamento intrapresa”.
Anche il segretario provinciale Paolo Calvano aveva fatto lavoro di trincea nelle ore precedenti alla votazione: “Siccome non mi rassegno, sto telefonando a tutti i parlamentari PD che conosco per chiedere di non votare Marini. Nulla contro l’uomo, ma è la scelta politica ad essere sbagliata, per questo non mi rassegnerò ad essere un semplice passacarte, ma farò la mia battaglia”.
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