Fare presto. È ormai la parola d’ordine che vige nella capitale. E dopo la sferzata, l’ennesima, di Renzi, più che una parola d’ordine sembra un imperativo. Anche perché Bersani sembra sempre più solo all’interno del Pd. Vuol dire che fino ad oggi si è andati piano?
Credo che la Repubblica, che pure in questi 67 anni ne ha viste tante, stia passando uno dei suoi momenti più difficili. Non esiste quindi una bacchetta magica, né scelte indolori e facilmente percorribili. Tuttavia credo che il modo in cui la classe politica nazionale sta gestendo questa fase – con l’eccezione del Presidente Napolitano che sta provando l’impossibile nell’interesse del Paese – sia il riassunto più efficace del suo fallimento. In tutti i partiti prevale come al solito l’interesse personale, piuttosto che quello del Paese. Negli ultimi 20 anni, con la cruciale eccezione dell’ingresso nell’euro, questa classe politica non ne ha azzeccata una. Riforme istituzionali, federalismo, riforma del welfare e della pubblica amministrazione, riforma dei partiti, modernizzazione dell’economia, moralità pubblica. Non c’è una di queste sfide, fondamentali per il futuro del Paese, e’ stata affrontata e vinta. Il reddito degli italiani è tornato ad essere quello del 1992: l’immagine più chiara di un paese fermo. C’è una distanza siderale tra le esigenze dei cittadini onesti, delle imprese, dei lavoratori e quelle di una politica che si è impantanata in uno stallo molto pericoloso. Ha ragione Renzi… c’hanno messo di meno a fare il nuovo Papa.
Un altro leitmotive dei democratici – sempre di marca ‘renziana’ – è non bisogna andare all’inseguimento di Grillo. Ma senza Grillo oggi forse non si parlerebbe di finanziamento ai partiti e ai giornali, di riduzione degli stipendi dei parlamentari e spese di rappresentanza.
A livello nazionale riconosco che lo tsunami-Grillo – seppure in forme e modalità che giudico pericolose – ha contribuito a porre con forza all’ordine del giorno alcuni temi che prima la classe politica non aveva affrontato con la giusta decisione: l’eliminazione dei privilegi, la fine dell’immagine “sacrale” del politico, e il ricambio della classe dirigente. Del resto, una delle cose più tristi di questo Paese è che per farti ascoltare sembra sia necessario urlare, più che ragionare. A livello locale invece credo che i grillini non debbano insegnarci proprio nulla. Finora l’unica cosa che sono stati in grado di fare è venire sotto le finestre del Comune la sera delle elezioni a urlarci “andate a lavorare”. Mi sto prendendo la briga di andare a verificare le biografie di ciascuno di loro, per capire esattamente che cosa essi abbiano fatto di così straordinario nelle loro vite per sentirsi legittimati a mettere sotto i loro piedi i nostri risultati e dirci di andare a lavorare (accusandoci quindi di essere parassiti o di stare in vacanza). Da tre anni, da un confronto Tv che feci con Favia, desidero un’altra opportunità di discussione con loro. Voglio che vengano a dirci dove sbagliamo: se nell’aver ridotto il debito di 40 milioni di euro, o nello spendere solo 3 mila euro di spese di rappresentanza. Nell’aver abolito tutti i consigli di amministrazione delle società comunali, e ridotto le indennità di quelle in cui siamo soci. Se abbiamo sbagliato ad aver dimezzato i dirigenti comunali, o aver ridotto la spesa corrente di decine di milioni di euro; o ad aver azzerato i costi amministrativi per le attività produttive, o avere le quinte aliquote Imu più basse d’Italia. Se sbaglia Modonesi a riuscire a fare 15 milioni di investimenti pubblici all’anno senza nuovo debito, o la Zadro ad aver ottenuto risultati certificati in materia ambientale, Masieri ad aprire piscine nuove a costo zero, la Sapigni a garantire servizi sociali di livello europeo nonostante milioni di euro di tagli, o la Fusari a estendere i rimborsi dei diritti di segreteria anche a chi, per legge, non ne aveva diritto. O Maisto a fare gli stessi eventi culturali con la metà del budget di sei anni fa, o la Marescotti a riuscire ancora ad aiutare le imprese e pagare le luminarie di Natale con soldi comunali.
La verità è che questi grillini – a livello locale come nazionale – mi ricordano la celebre battuta di uno dei miei film preferiti… sono solo “chiacchiere e distintivo”.
Una delle frasi più ricorrenti, e anche in ambito locale, è “dobbiamo rimediare al peso dell’eredità che ci è stata lasciata dalle gestioni precedenti”. È vero che a Ferrara è più volte stato rivendicato, e non solo dal municipio, quanto fatto. Ma se guardiamo alla protesta degli ‘incatenati’ in consiglio comunale, non sembra una iniziativa fine a se stessa?
Come sa apprezzo molto la vostra testata, un importante spazio di democrazia anche se a volte abusato da alcuni commentatori. Ma non ho ben compreso, pur rispettandola, la vostra posizione su quella nostra protesta (vai all’articolo http://www.estense.com/?p=289562). La legge di Stabilità 2013 è composta da un solo articolo, che a sua volta ha 560 commi. Uno di quelli (il 380) conteneva una disposizione che ha causato la paradossale situazione contro cui abbiamo protestato. Come noto i parlamentari votano l’articolo, non i singoli commi. Le pare sensato dire che i parlamentari del Pd non avrebbero dovuto votare la legge di Stabilità – l’ultimo atto politico prima dello scioglimento traumatico della legislatura – perché uno dei 560 commi conteneva un potenziale problema per il Comune di Ferrara? I parlamentari Pd, invece, ci stanno dando una grossa mano per correggere la situazione adesso. Sandro Bratti ha presentato un’interpellanza su cui abbiamo lavorato insieme, e siamo fiduciosi che il nuovo governo impieghi quei 20 secondi che sarebbero necessari per consentirci di fare, con le nostre tasse, quello che vogliamo.
E’ vero che i parlamentari votano il singolo articolo e non i commi, ma esistono per questo gli emendamenti. ma torniamo al film di De Palma. Se la ‘casta’ si sgretola, esisteranno ancora degli intoccabili?
Innanzitutto una precisazione che reputo fondamentale. Se “sgretolare la casta” significa cambiare radicalmente il personale politico e il modo in cui esso si rapporta all’interesse collettivo, ben venga; alcuni di noi combattono questa battaglia da molto tempo, quando ancora Grillo era occupato a fare gli spettacoli in cui distruggeva i computer sul palco. Se invece significa una cieca furia iconoclasta contro chiunque sia stato in politica prima dell’avvento del “Messia” ligure, per sostituirla con gente che non sa cos’è la BCE o che vaneggia di sovranità’ monetaria o di microchip sotto la pelle, beh allora ho qualche problema in più.
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