Carissimo Direttore,
circa una settimana fa è stata inaugurata ad Ancona la statua “Violata”, opera del noto artista Floriano Ippoliti e dedicata a tutte le donne vittime della violenza. Le associazioni femministe del luogo ne chiedono la rimozione: perchè? “Perchè è un’immagine troppo sexy, troppo svestita, ha la borsetta, sinonimo di “donne compiacenti” che nulla ha a che fare con la violenza subita”. In parole povere sarebbero questi i motivi della contestazione. L’artista ha inteso raffigurare che, dopo la tragica violenza, seppur con le vesti strappate, ella raccoglie la sua borsetta (da sempre indipensabile e amica di ogni donna), e con fierezza si rialza, con una postura fiera! Una donna che non si rassegna, o almeno cerca di farlo, nonostante tutto. L’artista ha sicuramente inteso destare nello spettatore uno stato di sorpresa e allo stesso tempo la curiosità nello svelarne il vero significato. L’arte affronta spesso i problemi della coscienza. Aggiungo una frase di Tomaso di Lampedusa: “Bisogna lasciare che tutto cambi affinchè niente cambi?” Quindi, se non cambia niente, si può sperare che cambierà tutto? Osservando attentamente il comportamento di queste donne anconetane, mi è sorto un dubbio: cambiamento si, o cambiamento no? Condivido che il colore “avatar” della statua non sia molto bello, basterebbe un ritocchino al colore della pelle, tutto qui…Questo episodio mi ha fatto ricordare il bellissimo evento sulla mostra della Biennale donna, che si è svolta nella nostra città l’aprile scorso sulla violenza alle donne dove la guest star è stata la vedova di John lennon, Yoko Ono,la quale aveva concesso due video di due celebri performance, graditissime e applauditissime da tutto il pubblico femminile. In una prima visione la stessa Yoko era inginocchiata sul palco, permettendo, muta e immobile, agli spettatori di tagliare pezzi del suo vestito, non più segno di umiliazione della donna ma liberazione dell’artista del peso delle vesti….Credo di aver capito, a questo punto, che le donne anconetane avrebbero preferito una figura accovacciata, con le mani sul volto, inerme e senza più nessuna forza, dopo una violenza. Queste sono fotografie che si vedono nelle pubblicità sui giornali e non le si può confrontare con un monumento! Comprendo benissimo che gli artisti vanno anche contestati, succede ogni giorno a tanti, è successo anche a me con la moglie di Lucio Battisti, però le motivazioni devono essere più che valide, altrimenti si fanno fare delle belle gigantografie di foto e si piazzano nelle città senza scomodare gli artisti! Ma le donne cosa vogliono veramente? Mi sembra di capire che hanno le idee molto confuse. Mi spiace doverlo dire, ma noi ragazze degli anni ’70 eravamo molto più determinate! Oggi ci vogliono copiare ma non avranno mai la nostra grinta!!
Laura Rossi, operatore artistico-culturale