Cronaca
30 Marzo 2013
Patrizia Moretti da Santoro: “Sono condannati per omicidio, cos’altro ci vuole per essere delinquenti?”

Aldrovandi, Travaglio: “Vanno cacciati dalla Polizia”

di Marco Zavagli | 5 min

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imagesTutto lo studio di Servizio Pubblico si è alzato in piedi ad applaudire Patrizia Moretti, intervenuta come ospite dopo le polemiche di Piazza Savonarola. “Patrizia Moretti è la mamma di Federico”. Così l’ha introdotta il conduttore Michele Santoro. Ormai quel nome, e quella foto, non hanno bisogno di presentazioni. E lei, Patrizia, ha ricostruito quello che succede a Ferrara da alcune settimane. “Da un mese sto vedendo un furgone del sindacato Coisp che gira per la mia città con uno striscione di solidarietà ai poliziotti condannati a tre anni e sei mesi per l’omicidio di mio figlio”. Una visione alla quale la Moretti ha fatto da testimone muta fino a mercoledì, quando è scesa in strada mostrando ai poliziotti che manifestavano contro al carcerazione dei colleghi la foto del figlio diciottenne morto nel 2005. “A me fa veramente molto male vedere quel camper, ma non avevo nessuna voglia di parlare con loro; io non vedo l’ora di considerare questa vicenda conclusa, ci sono stati processi e condanne, con motivazioni trancianti, molto pesanti. Vorrei veramente voltare pagina perché da giugno scorso, con la sentenza di cassazione, questa storia è chiusa. Per me era tutto finito, e invece da un mese arriva questo pulmino…”.

La discussione si sposta poi su quanto avvenuto sette anni e mezzo fa in via Ippodromo, alla periferia di Ferrara, ma gli ospiti dimostrano di non avere un quadro completo della vicenda e si scende in diverse imprecisioni. A cominciare da Santoro che, parlando di un “lutto così pesante come quello di una madre che perde il figlio”, afferma “preso a botte e quindi morto per quello”. Una sintesi fin troppo concisa, tanto che Vittorio Sgarbi, anch’egli evidentemente non edotto della vicenda giudiziaria, ne deduce giustamente che “quindi non è omicidio colposo”. Interviene Marco Travaglio che prova ad abbozzare una spiegazione: “se non riesci a dimostrare l’intenzione di uccidere una persona l’omicidio è colposo…”.

“La condanna passata in giudicato – riprende Moretti -, è il punto di partenza non di arrivo, perché ristabilire la verità (a causa degli insabbiamenti non è stato possibile incriminare gli agenti per un capo di imputazione più adeguato) significa legare la memoria di Federico a qualcosa che sia di utile a tutti, a impedire altre tragedie come questa. E invece arrivano questi del Coisp questi dal nulla. E si mettono sotto le finestre del municipio. Ferrara è molto piccola, e la tragedia di mio figlio è stata alla ribalta della cronaca ferrarese per otto anni, è quindi improbabile che non sapessero che lavoro in municipio. Sullo striscione avevano scritto: ‘i poliziotti dentro, i criminali fuori’. Questi sono condannati per omicidio, cos’altro ci vuole per essere delinquenti?”.

La Moretti spiega quindi perché è scesa in strada. “Dalla finestra del Comune vedevo l’europarlamentare Salatto che urlava in faccia al sindaco, si erano alzati i toni, per me è stato inevitabile scendere. Li ho guardati in faccia e ho mostrato la foto. Vorrei che nessuno potesse capire cosa costa mostrare ancora quella fotografia a me per prima, però ho dovuto farlo come già fatto in passato perché alcuni continuano a trasformare i colpevoli in vittime. Addirittura al loro congresso regionale hanno sostenuto che quella foto è taroccata. Adesso basta, li ho querelati”.

Santoro ricorda che il ministro del’Interno ha usato “parole molto nette, ricordando in qualche modo quella visione della polizia che se compie un errore lo riconosce”. Quella polizia che, “come voleva Manganelli, non è un organo chiuso in se stesso ma un organo al servizio della città, che dopo gli episodi di Napoli del 2000 e del G8 di Genova si doveva riavvicinare al Paese”.

Santoro ha quindi ricordato che la stessa Cancellieri ha detto che ci sarà una valutazione su un’eventuale oltraggio che i poliziotti condannati per la morte di Federico “possono aver portato all’istituzione della quale fanno parte”. “Su questo possiamo dissentire? – si è chiesto Travaglio -: chi è stato condannato per aver massacrato di botte un ragazzo per strada deve essere cacciato dalla polizia. Stiamo scherzando? è la stessa polizia che dovrebbe farlo. Questa vicenda scredita in primo luogo i poliziotti: se la gente ha il dubbio che tra loro ci siano dei picchiatori, diffida anche di quelli onesti. Serve separare i picchiatori, almeno quelli condannati in via definitiva”.

Eppure il segretario del Coisp, Franco Maccari, ha invitato il ministro ad andarsene a casa. Una “cosa gravissima” commenta Santoro, al quale risponde Nunzia De Girolamo del Pdl: “come mamma e poi come parlamentare ho chiesto di presentare una interrogazione, senza pregiudizi e senza coinvolgimenti troppo da madre. Voglio capire che cosa è successo, non è questione di colori politici”.

“Questi episodi rivelano un malessere profondo”, aggiunge il conduttore, che si chiede chi possa sostenere il Coisp a livello politico. “Si respira una sorta di anarchia – interviene Laura Puppato del Pd -, una volontà di giustizia fai da te, come se le istituzioni non ci fossero più, come se la democrazie fosse sospesa”.

“In questi anni – conclude la Moretti – ho ricevuto tutta la solidarietà del mondo, ma nulla è cambiato. Mi sento presa in giro, le istituzioni devono esserci vicine. Sono anni che da loro la ricevo e devo dire che è stata importantissima. Ma non basta. Ci devono proteggere! Non lasciarci da sole con il nostro avvocato. Ho ricevuto solidarietà dal capo Manganelli che ricordo con grande affetto. Dai ministri Amato Cancellieri e Severino. Ma questo non ha fermato il linciaggio che io la mia famiglia e Fabio abbiamo subito dai sindacati in tutti questi anni. Ora la politica deve fare la differenza”.

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