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di Maria Paola Forlani
Il Museo delle Cappelle Medicee celebra la figura di Leone X, primo papa di Casa Medici, a cinquecento anni dell’elezione al soglio pontificio con una mostra aperta fino al 6 ottobre 2013, dal titolo “Nello splendore mediceo – Papa Leone X e Firenze” a cura di Nicoletta Baldini e Monica Bietti (Catalogo Sillabe). Dall’angolo visuale fiorentino, la mostra dedicata a papa Leone X segue la vita di Giovanni, figlio maschio secondogenito di Lorenzo il Magnifico, dalla nascita a Firenze nel 1475 all’11 marzo 1513, quando venne eletto papa, al suo breve ritorno in patria nel 15515, fino alla morte a Roma nel 1521.
Le prime sezioni dell’esposizione illustrano la formazione del futuro papa, che fin dalla nascita a contatto col colto enturage umanistico sostenuto dal padre, venne educato dai più importanti letterati e fu in rapporto con i maggiori artisti del tempo. Una sezione introduttiva è dedicata alla stirpe dei Medici ed espone, fra le altre opere, un Doppio ritratto di personaggi della famiglia (Piero e Giovanni?) di Andrea del Castagno, dal Kunthaus di Zurigo, e un ritratto marmoreo di Giuliano de’Medici attribuito a Michele Marini e conservato al Museo Nazionale del Bargello. Nella seconda sezione, ci si sofferma sulla nascita ed educazione di Giovanni, e le numerose opere esposte hanno soprattutto lo scopo di ricreare il clima culturale in cui si formò il futuro pontefice: fra le altre il Busto del Magnifico della National Gallery di Washington così come il Vaso con stemma Medici-Orsini di Detroit (Institut of Art) che testimonia le nozze dei genitori Lorenzo e Clarice Orsini. Con il ritratto di Agnolo Poliziano di Cristofano dell’Altissimo degli Uffizi, e vari manoscritti (fra gli altri l’Anthologia Graeca di Demetrio Calcondila) si dà conto di coloro i quali ospitati dal Magnifico presso il giardino di San Marco: fra questi il giovane Michelangelo. Di cui sono esposte i calchi della Centauromachia (l’originale si ammira presso una sede distaccata della mostra nel Museo di Casa Buonarotti), Andrea Sansovino, rappresentato dal Galba del Museo di Casa Vasari di Arezzo, e poi Giovanfrancesco Rustici, e Francesco Granacci.
Eletto cardinale a quasi quattordici anni, Giovanni, di cui si è esposto il Busto assegnato ad Antonio di Osimo Benintendi del Victoria and Albert Museun di Londra, visse, fino alla cacciata dei Medici da Firenze, anche nel palazzo di famiglia in via Larga dove una “camera” a lui assegnata è evocata in mostra attraverso opere quali una Madonna col Bambino di Andrea della Robbia e l’Ercole ed Anteo di Antonio Pollaiolo. Le passioni del giovane prelato, la caccia e la musica sono testimoniate, fra le altre opere, da uno Schiopetto del XV secolo della Villa medicea di Cerreto Guidi e da due Olifanti del Museo degli Argenti di Firenze. Alla cacciata dei Medici da Firenze nel 1494 Giovanni seguì le drammatiche sorti della sua famiglia e le sue vicende di quegli anni sono illustrate attraverso le incisioni di Pietro Santi Bartoli con i Fatti della vita di Leone X, tratte dai disegni di Raffaello per i cartoni degli arazzi commissionati dal papa tra il 1515 ed il 1516.
I contemporanei avvenimenti fiorentini, sia politici che artistici, sono sintetizzati dalla tavola con il Suplizio del Savonarola (1498) e dal Cristo in pietà del Perugino – pittore ideologicamente prossimo al Savonarola – dalla Collezione dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, come pure dal Busto, già ritenuto ritratto del gonfaloniere Pier Soderini, che guidò la città dal 1501 al 1512, e da una derivazione su tela della Battaglia di Anghiari (Museo Horme) che egli commissionò a Leonardo da Vinci. La terza sezione della mostra si conclude con il ritorno dei Medici a Firenze nel 1513 e con le testimonianze pittoriche di quel momento e del tempo subito successivo, che coincide con l’elezione al soglio pontificio di Giovanni, col nome di Leone X. Fra i pittori presenti si ricordano Pontormo con Due guerrieri; Porta armi con piatto E i pannelli del Carro della Moneta oltre che Andrea del Sarto, con Due figure con armatura e armi, opere provenienti dai depositi delle Gallerie Fiorentine e dal Museo di Palazzo Vecchio.
La Quinta sezione è dedicata al pontificato di Leone X e ai suoi riflessi artistici nell’Urbe. “Furono anni in cui ingenti imprese artistiche romane e fiorentine si sovrapposero e s’intersecarono, dando luogo a una stagione di fasto senza precedenti nell’età moderna, esaltata dai panegiristi come una rinnovata ‘età dell’oro’” (Cristina Acidini). I Ritratti del Papa di Ludovico Buti e di Giuliano Bugiardini (rispettivamente agli Uffizi e alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini di Roma) e il medaglione con l’emblema leonino di Luca della Robbia il giovane (Roma Castel Sant’Angelo) sono affiancati da un affresco di Raffaello, il Putto dell’Accademia di san Luca di Roma, e da disegni architettonici sempre dal Sanzio, come quello della Veduta del Pantheon, degli Studi per San Pietro, di Antonio da Sangallo il giovane, e dalla Pianta di Villa Medici di Giovan Francesco da Sangallo.
Il ritorno di Leone X nella sua città natale, il 30 novembre del 1515, offrì agli artisti fiorentini l’occasione per celebrare il pontefice, ritratto nel Busto marmoreo della collezione Pandolfini, che apre il percorso espositivo, Leone X entrò in città attraverso un itinerario, illustrato in mostra attraverso una ricostruzione grafica, reso suggestivo dai numerosi apparati effimeri (oggi perduti ma riproposti in video) posti in luoghi simbolo del percorso vario. Questi allestimenti furono realizzati dai più celebrati artisti del tempo, tra i quali Ridolfo del Ghirlandaio, Francesco Granacci, Rosso Fiorentino (Angelo musicante degli Uffizi) e il Sogliani, presemte con una targa effettivamente eseguita per l’occasione.
Il seguito che accompagnò il papa nel viaggio da Roma a Firenze, cardinali e personalità illustri, è testimoniato attraverso ritratti fra i quali l’inedito Ritratto del cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena. Alle opere pittoriche e scultoree si affiancano, in mostra, numerose e straordinarie oreficerie e parati, fra i quali è presente il Coprileggio parte del Parato Passerini del Museo Diocesano di Cortona che, raffinatissimi, furono realizzati a Firenze e a Roma per celebrare il pontificato leonino. Molti manoscritti miniati evocano la Biblioteca Medicea in cui furono accolti i volumi collezionati da Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico, recuperati dal papa fiorentino e successivamente collocati nell’apposita biblioteca realizzata da Michelangelo.
La sesta sezione della mostra ripercorre con disegni e manoscritti le vicende della Sacrestia Nuova di San Lorenzo mentre nella settima si ricostruisce, per via grafica, la storia della facciata, mai realizzata, della chiesa di San Lorenzo.
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