Vigarano
8 Marzo 2013
Il 13 gennaio morì Everardo Bianchi. La perizia medico-legale scagiona gli indagati

‘Casa Generosa’, archiviazione per la morte dell’anziano

di Marco Zavagli | 3 min

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casagenerosaVigarano Mainarda. Everardo Bianchi morì per le complicanze di una polmonite, non per imperizia dei medici. È la conclusione alla quale è giunto il consulente della procura Stefano Malaguti, incaricato di far luce sul decesso dell’anziano avvenuto il 13 gennaio 2012 con diagnosi di polmonite e insufficienza renale acuta.

Bianchi, 85 anni, dopo essere stato ospitato nella casa protetta “Casa Generosa” di Vigarano Mainarda dopo un ictus, venne trasferito dopo l’insorgere di altre problematiche fisiche al Sant’Anna, dove morì otto giorni dopo. Per quei fatti i familiari depositarono un esposto in procura, al quale seguì l’iscrizione nel registro degli indagati per omicidio colposo – come atto dovuto, per consentire alle parti di nominare un proprio consulente medico-legale per assistere all’autopsia – di quattro persone: la coordinatrice della struttura Eleonora Fornasari, la responsabile dell’attività assistenziale Loretta Tugnioli, il dottor Marco Balboni, responsabile medico della struttura e Giuseppe Vincenzo Raele, medico di guardia chiamato per l’urgenza nella casa per anziani.

La pm Patrizia Castaldini affidò al medico legale Malaguti il compito di stabilire le cause di quella morte (vai all’articolo). Allo stesso modo difese e famiglia avevano incaricato dei propri consulenti per seguire le operazioni autoptiche (Alessandra Bergonzini per la parte difesa dall’avvocato Beniamino Del Mercato, Silvia Bavaresco per l’avvocato Claudio Maruzzi, Lorenzo Marinelli per l’avvocato Fabio Anselmo e il medico legale nominato dall’avvocato Alberto Bova, che assiste la famiglia, Mauro Martini).

Le conclusioni cui è arrivato Malaguti scagionano gli indagati, accertando che il decesso fu dovuto “ad un processo morboso naturale infettivo bronco-pneuomonico bilaterale produttivo di scepsi evolutasi in un quadro terminale di insufficienza multiorganica”. Decorso naturale di complicanze, in sostanza, che “non ravvisa profili di responsabilità professionale a carico dei medici operanti che ebbero in cura il paziente” e nemmeno “anomalie e deviazioni dalle previste e necessarie operazioni di igiene del paziente a carico del personale infermieristico e socio-sanitario”. “Non sono state ravvisate ipotesi di inadeguatezza professionale – aggiunge il consulente – a carico del personale che offrì assistenza al paziente nella sua permanenza presso Casa Generosa”.

Alla luce di queste conclusioni il pm ha chiesto al gip Silvia Marini l’archiviazione del procedimento, richiesta accolta dal tribunale che ha pronunciato il relativo decreto.

“Questa decisione rende giustizia all’operato del mio assistito – commenta l’avvocato Claudio Maruzzi, difensore di Balboni – e a tutto il personale coinvolto in questa vicenda, oltre che alla struttura in cui essi operano. Il dottor Balboni ha sempre operato con il massimo scrupolo professionale e dedizione umana nei confronti di pazienti che si affidano alle sue cure e questa decisione ne è conferma tangibile, tant’è che per accertare tale circostanza non è stato neppure necessario arrivare al processo”.

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