Economia e Lavoro
8 Marzo 2013
Formalizzata la mobilità per 55 dipendenti. Filctem:"Siamo pronti a bloccare gli impianti". Femca: "serve un governo a Roma"

Basell parte con i licenziamenti, sindacati in rivolta

di Ruggero Veronese | 3 min

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basell volantinaggio“Oggi l’impresa ha aperto ufficialmente e formalmente la procedura di licenziamento collettivo su Ferrara”. Alla fine il giorno tanto temuto da sindacati e dipendenti Basell è arrivato, con la formalizzazione da parte delle multinazionale americana della procedura di mobilità di 55 lavoratori. Un numero già ridotto rispetto ai 105 licenziamenti che erano stati preannunciati in dicembre, ma che preoccupa i dipendenti e i rappresentanti sindacali soprattutto per la modalità con cui viene condotto. In particolare dopo la decisione di tre settimane fa di colpire con un “licenziamento per giustificato motivo oggettivo” un singolo dipendente, e per “una certa anomalia nella scelta dei dipendenti messi in mobilità”.

“Non è la prima apertura di mobilità che si vede al petrolchimico – spiega il segretario provinciale di Cisl – Femca, Stefano Mantovani -, che in questi anni ha già vissute parecchie. Ma solitamente gli accordi venivano fatti in un certo modo, permettendo ai lavoratori inseriti nel licenziamento collettivo di agganciare la pensione. In quel modo si trovava una soluzione che andava bene ad entrambe le parti, cosa che in questo caso non è avvenuta. La cosa triste in questa vicenda è che la società ha licenziato singolarmente Gianluca Benzi per poi aprire questa procedura a distanza di poche settimane. Molto probabilmente l’azienda vuole lanciare segnali precisi, e non sono segnali positivi”.

Nel frattempo, durante il cambio turno pomeridiano, alcuni Rsu Basell si sono trovati fuori dai cancelli del petrolchimico per distribuire una serie di volantini critici verso la multinazionale americana. “Nei giorni scorsi – si legge nel testo – sono stati chiamati alcuni dirigenti per comunicare la cancellazione del loro lavoro. Oggi l’impresa ha aperto ufficialmente la procedura di licenziamento collettivo su Ferrara”. Ma i volantini tornano anche sul caso del licenziamento di Benzi, definendolo “un precedente grave e pericoloso, in cui non si è voluto col buon senso trovare una soluzione alternativa”, mentre gli Rsu sul posto già parlano delle prossime contromosse: in primis due assemblee previste per la settimana prossima, probabilmente – ma le date verranno ufficializzate nelle prossime ore – lunedì e martedì. La prima sarà ristretta ai dipendenti dello stabilimento, mentre alla seconda sono stati invitati tutti gli enti pubblici impegnati nel tema: assessorati comunali e provinciali, università e in particolare il sindaco Tiziano Tagliani che – affermano i sindacalisti – avrebbe già dato la propria disponibilità. “L’idea è quella di respingere i licenziamenti – affermano Mauro Vincenzi e Mauro Cavazzini, rispettivamente Rsu nell’azienda e segretario provinciale di Filctem – Cgil -, e siamo anche disposti ad arrivare a un blocco degli impianti”.

L’impressione però è che, ancora una volta, il destino dei dipendenti Basell dipenda anche da dinamiche molto distanti da Ferrara e dalle sue lotte sindacali. Dinamiche che riguardano la competitività attuale dell’Italia come paese industriale, e che di certo non vengono facilitate dall’attuale latitanza – di cui ancora non si intravede la fine – di un governo a Roma. “Per i lavoratori della Basell, così come per tutto il paese – spiega Mantovani -, è importante avere un governo per poter affrontare le mille difficoltà che ci sono. La Bridgestone proprio tre giorni fa ha annunciato 950 esuberi nel suo stabilimento italiano: il problema industriale in Italia c’è. E la vertenza Basell ne riflette i principali nodi: costo dell’energia, delle materie prime, e la mancanza di una politica industriale e governativa. Negli Stati Uniti Obama ha attivato una politica industriale di un certo tipo e adesso le aziende spostano le produzioni negli Usa, questo significa che in America hanno creato le condizioni per investire. Si pensi alle materie prime utilizzate: in Italia ci si basa ancora su etilene, propilene e nafta”.

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