Cronaca
19 Febbraio 2013
In giro con la Polizia nelle zone delle 'lucciole': le storie, i rischi e i loro racconti

Stasera niente prostitute, è San Valentino

di Ruggero Veronese | 3 min

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prost“Niente foto, per favore non inquadrarmi la faccia per il giornale. Tra una settimana arriva mia madre dalla Russia“. La ragazza al distributore di via Ravenna dimostra poco più di vent’anni, sta ferma al freddo sotto alle luci dei lampioni e non prova neanche a nascondersi. Parla senza problemi con gli agenti della squadra mobile, impegnati nei controlli straordinari antiprostituzione, e chiede solo di non essere fotografata. Tutto il resto è in regola: documenti, permesso di soggiorno, nessun precedente penale. “Stasera nessun cliente però – aggiunge scherzando -; per San Valentino sono rimasti tutti a casa con le mogli“. Una battuta con cui ridendo saluta i poliziotti, ma che contiene in realtà un fatto innegabile. “È vero quello che diceva la ragazza: la maggior parte dei clienti di queste ragazze – spiegano gli agenti una volta in macchina – sono uomini sposati“.

Se il cliente-tipo è fin troppo inquadrabile, diversissime tra loro – e quasi sempre tragiche – sono le storie di strada che accompagnano le ‘belle di notte’. “Ognuna di queste persone ha alle spalle storie particolari e spesso drammatiche – raccontano gli agenti -. A mio parere quando si procede per identificarle bisogna usare anche il buon senso per fare un servizio efficace e utile. La maggior parte di loro non sono criminali, ma persone che hanno vissuto tragedie che noi non conosciamo”. È uno dei temi più ricorrenti nella serata che passiamo con gli agenti della Polizia di Stato, che spiegano come una parte fondamentale del loro lavoro durante i controlli antiprostituzione  sia anche quella di creare rapporti distesi con le lucciole, che non devono vedere gli uomini in divisa come una minaccia.

Le volanti si fermano spesso nelle stazioni di servizio della periferia cittadina, “dove le prostitute si appostano – spiegano i poliziotti – sia per il passaggio di automobili che per la presenza di telecamere, che le fanno sentire più al sicuro. La minaccia maggiore per le ragazze infatti spesso viene dai finti clienti, gente che le porta in luoghi appartati per poi rapinarle. Le identificazioni servono anche per la loro sicurezza, perchè se nessuno sa della loro esistenza diventa impossibile proteggerle nel caso accada qualcosa”. Non per niente se ne incontra anche qualcuna al lavoro al fianco della propria macchina. Una di queste sta ferma ad un incrocio lungo via Veneziani, mentre aspetta i clienti a bordo di una piccola utilitaria. Anche lei scherza sulla “magra” di San Valentino e sulle abitudini dei mariti italiani.

Nella quasi totalità di donne costrette al marciapiede dai propri sfruttatori, si può anche incontrare chi sceglie liberamente di prostituirsi. Una ragazza dell’Europa dell’est – la cui storia era già nota agli agenti – mentre dà i documenti si mostra ottimista sulla propria condizione. “Ora che sono libera lo faccio per piacere e per riuscire a guadagnare. Sto molto meglio ora”. Una vicenda che non possiamo conoscere, e di cui gli agenti forniscono pochi dettagli: “Prima di essere una prostituta libera ce ne vuole – racconta un poliziotto – e per noi è difficile arrivare alle organizzazioni criminali che lucrano su queste ragazze. Ma quando riescono a uscire dall’orbita degli sfruttatori, alcune continuano a prostituirsi per scelta personale, ma soprattutto perchè non saprebbero come altro vivere“.

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