Cronaca
9 Gennaio 2013
L’ex dg deposita in tribunale la sua versione dei fatti su Cona

Baldi: “Le mie scelte condivise a tutti i livelli”

di Marco Zavagli | 3 min

admin-ajax.php“Il mio operato nel ruolo di direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria di Ferrara, circa il nuovo ospedale di Cona, sia stato volto alla corretta, completa e rapida realizzazione di un moderno ospedale di insegnamento e ricerca, nel rispetto dei principi di economicità propri della pubblica amministrazione, con l’unico obiettivo di agire sempre e solo per l’interesse dell’azienda, alla quale ero preposto”. Iniziano così le dichiarazioni rese da Riccardo Baldi per chiarire la propria posizione in merito alle accuse di abuso di ufficio per le perizie di variante, redatte dal direttore dei lavori e approvate dal Rup, dal responsabile amministrativo e da lui stesso. Dichiarazioni corroborate da sette pagine di memorie difensive depositate ieri in udienza dall’avvocato Andrea Toschi.

A Baldi è contestato anche il falso ideologico per un’altra perizia di variante, la numero 3, mai richiesta dal direttore dei lavori.

“Al riguardo – prosegue Baldi – ritengo di poter affermare la correttezza e la trasparenza delle mie scelte, operate nel rispetto delle varie normative in materia, con piena collaborazione e sintonia con il direttore amministrativo, il direttore sanitario e i dirigenti responsabili delle varie strutture aziendali”.

L’ex dg assicura di ave sempre “verificato, durante il mio mandato di direttore generale, anche nei diretti collaboratori che, per il progetto del nuovo ospedale, erano in particolare quelli del “gruppo Cona”, come in azienda chiamavamo il rupi ng. Beccati, il direttore lavori Melchiorri, il responsabile amministrativo del progetto Pinelli, unitamente ai rispettivi collaboratori”.

A riprova di quanto affermato, Baldi ricorda la relazione che la direzione generale pubblicò nel dicembre 2006 nella cui premessa “viene sottolineata l’estrema urgenza della realizzazione del nuovo ospedale, legata alla situazione di forte criticità della vecchia sede di corso Giovecca, tale da comportare addirittura il rischio di mancata autorizzazione di alcuni dipartimenti”. Ecco perché la programmazione e pianificazione dell’azienda “ha seguito le indicazioni espresse dalla Regione e dalla Conferenza territoriale sociosanitaria di Ferrara”.

A ogni livello, dal presidente della conferenza al sindaco, dalle circoscrizioni al consiglio comunale, dal rettore dell’università al preside della facoltà di medicina “sono sempre stati rappresentati con chiarezza i programmi, i problemi, i costi, le fonti di finanziamento dell’intera operazione, varianti comprese”.

In qualità di dg, “sempre in sintonia con i direttori sanitario e amministrativo, ho identificato le scelte strategiche, ho indicato gli obiettivi da raggiungere, ho valutato i costi, identificato i finanziamenti, ma non sono mai entrato nel merito di quale articolo o comma potesse supportare una delibera di variante. La prevalente attenzione mia e del ‘gruppo Cona’, anche in relazione ai rapporti tesi con ProgEste, è stata quella costantemente ben monitorata, di non superare il quinto d’obbligo. Circa l’ulteriore vincolo del 5%, indicato dall’accusa, non sono mai stato informato o interessato dai diretti collaboratori del ‘gruppo Cona’, probabilmente perché era loro chiaro che il riferimento, nel caso di contratto di concessione di costruzione e gestione, non era l’importo della costruzione, ma quello del complessivo contratto”.

Tra i capi di imputazione, poi, figura la variante PV2 relativa all’adeguamento antisismico e al risparmio energetico, per la quale Baldi ha “escluso la messa a norma degli edifici già realizzati con precedente gara, in quanto la nuova normativa non si applicava agli edifici già esistenti e i costi e i tempi non erano compatibili con le risorse finanziare né con la necessità di abbandonare la vecchia sede di Giovecca”.

A intralciare il normale percorso della progettazione, insomma, secondo la difesa “sono intervenuti l’impossibilità di attivare il nuovo ospedale per fasi” (Cona 1 e Cona 2) che aveva come contraltare “l’esigenza immediata di acquisire molte tecnologie nuove in sostituzione di quelle obsolete al fine di installarle nel vecchio ospedale per trasferirle poi nel nuovo”. Non coincidevano nemmeno le tempistiche tra procedura di gara e vendita all’Inail di parte della struttura. E ancora altre valutazioni che “hanno portato a preferire, nell’interesse dell’azienda ospedaliera, l’affidamento dei lavori a ProgEste”.

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