Quattro anni di indagini, 7 mesi di intercettazioni ininterrotti, decine di migliaia di pagine di fascicolo che hanno portato a 17 capi di imputazione che non reggono ai riscontri dei fatti. Si è aperta così, con le arringhe difensive (dopo quella degli avvocati Gualtieri e Solinas per il costruttore Mario Colombari all’udienza passata) di altri imputati l’udienza preliminare sull’inchiesta di Cona.
A parlare sono stati gli avvocato Eugenio Gallerani per Giuliano Mezzadri (progettista di Prog.Este, concessionaria dell’appalto), Andrea Toschi per l’ex direttore generale del S. Anna, Riccardo Baldi, Paolo Trombetti per Ruben Saetti (presidente del cda di Progeste) e Riccardo Pellicciardi per Guglielmo Malvezzi, Nicola Fakes e Roberto Trabalzini (rispettivamente capo commessa per il Consorzio Cona, responsabile del controllo di produzione e addetto alla contabilità lavori).
Per Gallerani “si sostiene che sia stata violata una norma meramente interpretativa che dava a Mezzadri la facoltà, non l’obbligo, di utilizzare certi parametri”. Mezzadri, accusato di omesso controllo relativamente all’idoneità del calcestruzzo per le strutture di fondazione, avrebbe invece secondo la difesa “usato altri criteri perfettamente corrispondenti non solo alle normative edilizie di allora, ma anche a quelle successive, come conferma nero su bianco la circolare ministeriale sui lavori pubblico del 2 febbraio 2009”. In sostanza non ci sarebbe stata “nessuna violazione” e, soprattutto, “l’opera così costruita garantisce una durabilità di cento anni”.
Per Saetti invece “mancano gli atti che avrebbe commesso in violazione di legge – afferma all’uscita dall’Aula C l’avvocato Paolo Trombetti – e non si dimostra il suo concorso nel presunto reato di abuso d’ufficio. La richiesta di rinvio a giudizio va rigettata perché non ha trovato il minimo riscontro”.
Sia Mezzadri che Saetti, secondo la consulenza della procura, avrebbero omesso di controllare l’idoneità del calcestruzzo per le strutture di fondazione (pali e platee) e per le opere speciali (diaframmi), consentendo in questo modo all’impresa esecutrice di fornire calcestruzzo di tipo RCK25 anziché RCK30, previsto invece nel capitolato. Il primo tipo di materiale sarebbe composto da un minor quantitativo di cemento, tale da garantire comunque la resistenza della struttura, ma non la sua durabilità nel tempo, prevista in almeno 100 anni secondo la legge.
Quanto agli imputati difesi da Pellicciardi, avrebbe presentato all’azienda ospedaliero-universitaria una istanza di compensazione per riconoscere i maggiori costi del materiale utilizzato nella costruzione dell’ospedale, avvallando in sostanza la richiesta da parte di ProgEste/Consorzio Cona. In questo modo lui, Faves e Trabalzini avrebbero indotto in errore l’azienda che, sulla base della documentazione prodotta, erogò nel febbraio 2011 oltre 2 milioni di euro a titolo di riconoscimento per maggiori costi.