Politica
9 Gennaio 2013
Il senatore sull'ex premier: “Un giorno annuncia una cosa e il giorno dopo un’altra”

Balboni lascia il Pdl deluso da Berlusconi

di Redazione | 4 min

balboni fratelli d'italia spathIl dado è tratto, il fosso è saltato: Alberto Balboni lascia il Popolo della Libertà e Maurizio Gasparri per passare a Fratelli d’Italia, la neonata formazione di Ignazio La Russa, Giorgia Meloni e Guido Crosetto che il 24 e 25 febbraio comparirà con il proprio simbolo a fianco di quello del Pdl. È un addio che nasce da lontano, maturato nel tempo.

“Nel luglio 2011 era iniziato un percorso di rinnovamento, con l’elezione a segretario di Angelino Alfano cui partecipai con convinzione – comincia a ricordare il senatore uscente –. La sua linea direttrice prevedeva una stagione congressuale che però si è bloccata dopo il livello provinciale e senza quello comunale, impedendo di scegliere dal basso la classe dirigente, prevedeva la formazione di un comitato etico per vagliare le candidature di cui però non c’è traccia, e prevedeva le primarie, per cui i candidati hanno raccolto 200mila firme fino a pochi giorni fa”.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso cadde proprio in quei giorni, precisamente il 22 novembre, “quando mi arrivò una mail firmata da Silvio Berlusconi – prosegue Balboni mostrandola sul tablet ai cronisti – che mi nominava membro del Comitato dei garanti delle primarie. La sera scoprii guardando ‘Porta a Porta’ che non si sarebbero celebrate”. Era una “situazione paradossale” quella in cui si trovava, davanti a un Berlusconi “che un giorno annuncia una cosa e il giorno dopo un’altra” e le cui affermazioni sono “inutili da commentare anche per un giornalista come Vittorio Feltri, perché tanto dieci minuti dopo ne farà altre”.

Insomma, “c’era da riflettere”, da considerare quali sarebbero state le ricadute di un suo addio sul Pdl locale di cui fino a un ano fa è stato coordinatore. “Mi frenava il timore di lacerare una comunità che già tante scissioni ha vissuto e che ora, sotto la guida di Luca Cimarelli – l’ex delfino e successore cui Balboni concede un omaggio –, ha realizzato un’unità d’intenti con pochi paragoni in Italia”. E lo frenavano i 37 anni di militanza insieme a Gasparri, rimasto invece nel Popolo della Libertà.

A spingerlo all’addio, però, non sono state solo la volontà di “non trovare più compagni di strada imbarazzanti”, non solo “l’entusiasmo di tanti giovani che hanno aderito a Fratelli d’Italia molto prima di me”, ma anche la propria famiglia. “Uno di questi ragazzi è mio figlio Alessandro, che a un certo punto mi ha detto: ‘seguo la mia coscienza e i miei valori’. Ho pensato che faceva bene, e che per una volta doveva essere il padre a fare come il figlio”.

Niente di personale, giura il senatore, nessuna decisione spinta dalla volontà di mantenere lo scranno a Palazzo Madama. “Per questo sarei dovuto rimanere nel Pdl, dove avrei avuto ottime probabilità di essere candidato e tornare in Parlamento: Gasparri mi disse che aveva dei nomi da indicare e che sarei stato tra quelli. Con Fratelli d’Italia finora non ho parlato di candidature, sul tema parteciperò domani a un incontro a Roma”. Per adesso gli interessa di più “un partito che nasce senza nani e ballerine – ed è un’altra stoccata al Pdl –, mettendo al primo posto la meritocrazia, rendendo eleggibili tutte le proprie cariche e senza candidare chi ha ricevuto anche solo un avviso di garanzia. Auspico insomma di fare con Fratelli d’Italia quello che non sono riuscito a fare col Popolo della libertà”. Comunque nessun addio al bipolarismo: “siamo alleati e saluto con favore l’accordo con la Lega, ma noi miriamo a dar voce a un segmento che non si trova più nel non-modo di far politica del Pdl”. E se, in caso di vittoria, i berlusconiani indicheranno come premier Angelino Alfano e i leghisti Giulio Tremonti, Fratelli d’Italia vedrebbe bene Giorgia Meloni, “dipenderà da chi avrà più voti”.

Le aspettative sono alte, più di quanto consentano gli attuali sondaggi, che conteggiano Fratelli d’Italia tra gli ‘Altri di centrodestra’ (http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/ListaSondaggi.aspx). Eppure, Balboni dice di crederci: “la campagna non è persa in partenza, già altre volte la gioiosa macchina da guerra era convinta di aver vinto, ma in Italia non c’è mai stata una maggioranza numerica di sinistra”. In caso di vittoria di Pd e Sel, in Emilia Romagna il centrodestra eleggerebbe comunque quattro-cinque senatori, e uno di questi potrebbe essere di Fratelli d’Italia, se raggiungerà il 3%. Potrebbe insomma essere ancora Balboni, a seconda della posizione in lista.

E dal Pdl ferrarese, altre uscite in vista, le ennesime? In conferenza stampa a fianco dell’avvocato c’erano il consigliere comunale di Migliaro Edoardo Fioravanti, il presidente della Giovane Italia Paolo Spath e il coordinatore comunale vicario del Pdl Andrea Ferrari. “Ma io non voglio creare frizioni – conclude –, non accetterei di essere seguito per amicizia o lealtà: a chi mi ha chiesto di farlo ho domandato di aspettare e riflettere molto bene”.

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