“Ci vediamo in cattedrale”. Così si davano appuntamento, nei pressi della Cattedrale di Ferrara, un boss del traffico di stupefacenti con la moglie di un altro boss detenuto. Ed è proprio da qui, nel mese di settembre 2009, che ha preso il via l’indagine dei carabineri denominata appunto “Cattedrale 2010”, sfociata oggi nell’esecuzione di due ordinianze di custodia cautelare in carcere (emesse dal gip del Tribunale di Bologna e dal gip del Tribunale di Ferrara su richiesta, rispettivamente, della Dda e della Procura Ordinaria) nei confronti di 38 persone, delle quali 15 ritenute responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e tutti ritenuti responsabili di concorso nel traffico di cocaina. Ad eccezione di un provvedimento agli arresti domiciliari, per tutti i destinatari la misura cautelare è in carcere.
Un traffico internazionale di droga messo in piedi da un gruppo compost0 da albanesi e italiani con diramazioni in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, ma anche in altre regioni italiane. Gli arresti, infatti, sono stati eseguiti nelle province di Ferrara, Alessandria, Lecce, Lodi, Monza, Prato, Parma, Ravennna, Rovigo, Verona e Vicenza.
Le ordinanze concludono una complessa e articolata attività d’indagine condotta dal nucleo investigativo dei carabinieri e coordinata dai sostituti procuratori della Repubblica Francesco Caleca e Nicola Proto, su un gruppo di cittadini albanesi e italiani che avevano organizzato un traffico internazionale di cocaina proveniente dal Belgio e dalla Svizzera, con ramificazioni in numerose regioni, fino alla Puglia.
Proprio dagli incontri che avvenivano nei pressi della Cattedrale estense l’indagine ha mosso i primi passi e in seguito, sviluppando le investigazioni a carico di alcuni soggetti già coinvolti in un’indagine condotta dall’Arma di Ferrara il 29 marzo 2011 (la cosiddetta indagine “Diversivo”) si è articolata in attività tecniche, intercettazioni di comunicazioni molto criptiche, con frasi in albanese rovesciato smascherate grazie alla peculiare decodifica di alcuni messaggi intercettati (con anagrammi dei termini albanesi) e servizi di osservazione e pedinamento resi difficoltosi dall’elevato numero di corrieri che il gruppo riusciva a mettere in campo per soddisfare la notevole domanda di stupefacente. Nel corso delle attività investigative 25 sono stati gli arresti operati in flagranza e 900 grammi circa di sostanza stupefacente tipo cocaina è stata sottoposta a sequestro, oltre a una pistola e quattro coltelli.
I proventi illeciti derivati dal traffico internazionale di droga sono stati stimati per un volume d’affari di circa un milione di euro (peraltro ogni chilogrammo di cocaina, acquistata a 25000 euro, veniva ceduta a 80–120 euro al grammo ed i trafficanti riuscivano a quadruplicare gli utili).
L’ufficio del gip, inoltre, si è dichiarato incompetente territorialmente e sono state stralciate 7 posizioni dei traffici perpetrati in Lombardia, ordinando la cattura e rimettendo gli atti all’autorità giudiziaria meneghina competente.
I procedimenti penali contano, complessivamente, 47 indagati.
All’operazione hanno preso parte circa 150 carabinieri.