Quattordici cardellini deceduti e uno solo sopravvissuto sono l’amaro frutto dell’attività di bracconaggio compiuta al Lido degli Estensi da tre veneti, tutti fermati e denunciati domenica scorsa dalla Polizia provinciale nel merito dell’operazione denominata ‘Birdlime’ (vischio in inglese).
L’operazione è scattata dopo che una pattuglia della Polizia provinciale ha notato il posizionamento sospetto di alcuni bastoncini col vischio; tornata in borghese ha scovato due persone che, con fare sospetto si aggiravano tra le dune e distribuivano del materiale a terra, allontanandosi e ritornando dopo 15 minuti. Controllato il luogo, sono stati trovati tutti gli ‘attrezzi del mestiere’: bastonicini, imbevuti di vischio, colla, mangime, un richiamo acustico a funzionamento elettromagnetico (il cui utilizzo è vietato dalle norme in materia di caccia, perfino un manualetto in cui sono spiegate le tecniche per prendersi cura degli uccellini e, infine, una piccola gabbia in legno contenente 15 fringuelli catturati.
“La tecnica usata dai tre (uno dei quali ha prestato l’automobile utilizzata per l’attività) – ha spiegato il comandante Claudio Castagnoli – è quella del vischio”: dei comuni bastoncini da cucina come quelli che si usano per la preparazione degli spiedini vengono intrisi di vischio e colla e sistemati in punti nei quali viene cosparso del mangime. Gli uccellini si appoggiano convinti di trovare un lauto pasto e invece rimangono incollati col piumaggio ai bastoncini per poi essere facilmente catturati.
Si tratta di una vecchia tecnica di caccia, che un tempo serviva a procurarsi gli ‘osei’ da mangiare con la polenta per sfamarsi, ma che oggi, al di là della resistenza delle tradizioni culinarie tipiche del Veneto, viene utilizzata soprattutto per il mercato clandestino degli animali ornamentali dal piumaggio colorato e dalle spiccate doti canore, specie a cui i fringuelli appartengono: “Se venduti nel mercato illegale avrebbero fruttato 10mila euro”, ha sottolineato Luciano Tarricone, il veterinario che ha tentato di salvare la vita dei poveri fringillidi.
“I tre bracconieri usavano la benzina come solvente per togliere la colla, e il problema è che per il sistema respiratorio dei fringuelli è altamente tossica – ha spiegato ancora Tarricone -, il che fa rabbia perché potevano benissimo usare l’olio d’oliva o la fecola di patate”.
Purtroppo, dopo due ore dal ritrovamento, solo uno dei 15 esemplari è riuscito a salvarsi grazie alle cure di Tarricone; gli altri non sono sopravvissuti alle inalazioni di benzina, allo stress della gabbia e alla perdita del piumaggio che serve a mantenere alta la temperatura corporea (sopra i 40 gradi), arma principale per contrastare gli attacchi dei batteri.
“I tre soggetti utilizzavano il vischio per catturare i fringuelli, ma sono rimasti invischiati nella Polizia provinciale – ha chiosato Castagnoli -, speriamo si tratti di un’operazione isolata e che serva da lezione a chi intende intraprendere attività di bracconaggio e di predazione della natura”.
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