“Colpisce noi, che dal 14 novembre rischiamo di rimanere a casa senza stipendio. Non possono lasciarci in un limbo”. Questo teme la dozzina di dipendenti del Ferrara Day Surgery che si è data appuntamento stamani di fronte alla Prefettura, quell’Ufficio territoriale del Governo che ha emanato un’interdittiva antimafia nei confronti della clinica, che a giorni vedrà decadere le proprie convenzioni con Ausl e altre amministrazioni pubbliche.
“Senza le convenzioni la struttura non regge” continua, affiancata dal direttore sanitario Bruno Bagni, Serenella Cobianchi, una delle quattordici persone che hanno partecipato al presidio: diciassette in totale i dipendenti, di cui due amministrativi e gli altri sanitari. “Noi saremmo senza prospettive: in maggioranza abbiamo più di quarant’anni, è difficile pensare a un reinserimento”. C’è anche un indotto fatto di “trenta-quaranta medici liberi professionisti che svolgono prestazioni da noi, ma ovviamente pure dalla ditta di pulizie e da quella di lavanolo”, che rischiano di perdere un cliente non da poco.
Nella loro esperienza lavorativa hanno mai notato qualcosa di strano, di sospetto? “Sono in quest’azienda dal 2006, e nella nostra realtà le cose sono sempre andate avanti alla luce del sole, mantenendo rapporti puliti con Provincia e Ausl, che ogni tre mesi viene a fare controlli”. Il clima all’interno com’è? “Il titolare ci dice di stare tranquilli, che si difenderanno… ma si può fermare qualcuno a causa di una parentela?”.
Intanto dalla clinica di via Verga arriva la notizia, per bocca del direttore generale Antonietta Scriva e del direttore sanitario Bruno Bagni, che il Ferrara Day Surgery è attivo “per tutto ciò che riguarda le attività diagnostiche, cliniche, chirurgiche e la fisioterapia esclusivamente in regime privato. Vengono attualmente sospese tutte le prestazioni in regime di convenzione”.
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