Politica
2 Novembre 2012
“Invitava a superare vecchi schemi, ora sta con Bersani” per diventare segretario regionale

Zaghini ‘rottama’ Calvano

di Marco Zavagli | 4 min

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Primarie, elezioni, regole. Tre parole che non fanno dormire sonni tranquilli nelle camere del Pd. A Roma come a Ferrara. E a Ferrara c’è chi promette di far passar notti insonni a più di un compagno di partito. Interpellato in merito all’esito della conferenza dei servizi di Area, chiusa nei giorni scorsi, Eric Zaghini, sindaco Pd di Berra, liquida in due righe il tema che sarà presto oggetto della supervisione della commissione Via: “il passaggio è cruciale per Area, senza l’ampliamento sarebbe costretta al tracollo e di conseguenza a svendersi per poco a Hera; con le 250mila tonnellate di rifiuti in più può ancora giocarsi le sue carte”. “Capisco le ansie di chi difende un modello politico e culturale – prosegue Zaghini -. È il modello della politica invasiva della sfera economica che, a livello locale, si traduce in centinaia di società partecipate dagli enti locali, nate col fine “nobile” di favorire il progresso della collettività ma che oggi spesso non riescono a stare sul mercato in modo competitivo e, magari, la loro sopravvivenza dipende dal sacrificio dei contribuenti o dall’autorizzazione all’aumento della capienza di una discarica. Nel ferrarese più che altrove si è assistito ad un florilegio di società in house. Provate a contarle, e poi si faccia il confronto con il resto dell’Emilia Romagna, per limitarci a paragoni a noi vicini. Penso ci sia bisogno di un grande salto in avanti culturale, unitamente al coraggio di poter dire che non possiamo permetterci di lasciare il liberalismo alla destra”.

Tutto qui? Sì, per quanto riguarda la politica econimica. Tanto ancora c’è da dire invece per quanto riguarda la politica a largo spettro. Appunto primarie, elezioni, regole. Zaghini è un fiume in piena e la polemica – si ricordi ad esempio la diatriba in “Rivolti al futuro” al tempo della candidatura a segretaria del Pd di Marcella Zappaterra – non è nuova alle sue corde.

Un primo esempio. Le regole. Quelle per le primarie. “Ho sentito dire – si scalda Zaghini – che tutti sono concordi nel favorire la massima partecipazione, quando, in concreto, si lavora per il fine opposto. La disciplina del secondo turno, ad esempio, è grottesca. Ad ogni modo, è bene ricordare che chiunque potrà votare e che votando e sottoscrivendo la carta di intenti non ci si iscrive né al Pd, né a qualsiasi altro partito della coalizione”.

Dopo le regole vengono i principi. Quelli a cui si ispirano i contendenti e chi li sostiene. “Non capisco, al contrario, coloro che stanno riempiendo di livore queste elezioni primarie – premette il renziano Zaghini -. Coloro che dicono: ‘se vince Renzi io me ne vado’. Ma che concezione hanno della democrazia? Che funzioni solo finché il giudizio dei più coincide col loro?”. Questo è appena un preludio alla stangata. Che ha per vittima il suo segretario. “Se mi si chiede che ruolo ha oggi Calvano, io rimando al titolo della relazione che ha fatto votare alla direzione provinciale di giugno, dopo la debacle del voto di Comacchio: ‘o si cambia o si muore’. Identificava il cambiamento come unico antidoto al virus del grillismo e invitava a superare vecchi schemi. All’indomani aggiungeva che per le primarie sapeva con chi non stare”. Oggi Calavano è coordinatore regionale dei comitati pro Bersani. “Io personalmente non avrei mai immaginato che si riferisse alla Puppato!”, si fa ironico Zaghini, prima di lanciare unì’altra frecciata: “ad ogni modo ognuno fa le proprie scelte bilanciando pro e contra. Poi il tempo è galantuomo, e porta a rileggere con più informazioni le scelte che in passato apparivano incomprensibili”.

Per chi non ha ancora letto tra le righe, la polemica si riferisce a quello che è ormai un segreto di Pulcinella nelle stanze di viale Krasnodar: Calvano futuro segretario regionale del Pd. Dopo le picconate a Ferrara, il sindaco di Berra si rivolge verso Roma e guarda alle annunciate primarie per i parlamentari. “A parte che non si capisce quale sarà la legge elettorale, io dico una sola cosa: la stagione degli appelli “spontanei” con cui si domanda a qualcuno di fare il sacrificio di candidarsi deve andare in soffitta, per sempre. Qualcuno direbbe che va rottamata”. Di appelli spontanei, dei quali i ferraresi hanno memoria fin troppo fresca, ancora non se ne sono letti. Ma forse Zaghini sa qualcosa in più di quello che rivela:  “Facciamo che, al contrario, se qualcuno ha l’ambizione di candidarsi lo dice, senza attendere la chiamata per mezzo di un appello. Questa sarebbe una bella novità, nel solco della trasparenza. Al di là della divisione, che spero si ricomponga subito dopo il 2 dicembre, tra bersaniani, renziani o vendoliani”.

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