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10 Ottobre 2012
Le donne di Boldini ma non solo: la nuova mostra a Palazzo Diamanti

Due secoli di grande arte ferrarese

di Redazione | 4 min

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I capolavori del Museo Boldini e delle altre raccolte d’arte moderna e contemporanea di Palazzo Massari sono presentate in una significativa mostra a Palazzo dei Diamanti fino al 13 gennaio 2013.

Nelle intenzioni del Comune di Ferrara e di Ferrara Arte questa ampia selezione di opere di Boldini, Previati, Mentessi, Minerbi, Melli, Funi e De Pisis, ovvero dei più importanti artisti ferraresi dell’Ottocento e del Novecento, assieme ad un nucleo di opere d’arte di grandi altri maestri italiani come Gemito, Boccioni, Carrà e Severini diventano così l’emblema della città. Infatti dopo questa “prima” ferrarese, la mostra sarà ospitata in altre sedi italiane e straniere.

L’idea dell’esposizione è stata sollecitata dalla chiusura del complesso di Palazzo Massari, che ospita le collezioni della Galleria d’arte moderna e contemporanea, in seguito al sisma che nel maggio scorso ha colpito l’Emilia – Romagna. Fino a quando non verranno eseguiti importanti lavori di consolidamento dell’edificio, i tesori d’arte che esso custodiva non saranno fruibili. Di qui la decisione di dare loro visibilità, sia pure temporanea, in una mostra a Palazzo dei Diamanti per sottolineare l’importanza e la qualità del patrimonio di Palazzo Massari ma anche per sensibilizzare alla salvaguardia di questo e di altri beni artistici danneggiati dal terremoto.

Il percorso espositivo si apre con le testimonianze della civiltà figurativa ferrarese della prima metà dell’Ottocento che costituirono la sezione moderna della Pinacoteca municipale: dalle prove d’ispirazione purista di Giovanni Antonio Baruffaldi e Giovanni Pagliarini, centrate su temi letterari o religiosi, alle opere di interpreti del favore romantico, quali Girolamo Domenichini, Massimiliano Lodi e Gaetano Turchi, che rievocano la grandezza del passato estense o danno forma alle tensioni e alle speranze del periodo risorgimentale.

Dopo la metà del secolo la fortuna di generi come il ritratto, la veduta e il paesaggio è spesso legata a personalità attive anche fuori Ferrara, quali Giuseppe Chittò Barucchi e Pagliarini o ancora a Giovanni Boldini, figura di spicco del rinnovamento della pittura italiana e internazionale della seconda metà del secolo, prima nella Firenze macchiaiola e poi nella Parigi degli impressionisti. Dell’autoritratto del 1911 scriveva Carlo Ragghianti: “glacialmente aggressivo, di rapace indomito che si volta verso la preda sapendo tutto quanto ne può ricavare, però non potendo essere sazio -, ma del guardar mobile, provocante, avvolgente, trascinante del suo pennello, quale si resuscita in ogni osservatore sensibile dai suoi vortici visivi, potendo giungere ad un parossismo d’agitazione quasi organica”.

La “Signora nello studio del pittore” dinanzi al “Pastello bianco”, al “Ritratto dell’Infanta Eulalia di Spagna”, il caldo e accogliente “Interno con due poltrone”, la seducente “ Signora con ventaglio chiuso” seduta con lo sguardo rivolto al pittore, “Le gondole ormeggiate a Venezia”, “Il braccio femminile” che spunta da morbidi e spumeggianti tessuti , il “ Ritratto del piccolo Subercaseaux”, “Fuoco d’artificio”, “La passeggiata al Bois de Boulogne” e altre opere ancora raccontano quel vissuto con pennellata elegante, ma fluidamente leggera e danzante, che coinvolge lo spettatore in quella originalità energica che ha le movenze ipnotiche di un abbacinamento serpentino.

Questo nucleo di capolavori di Boldini testimonia il suo ruolo di indiscusso protagonista della Belle Ėpoque e, al tempo stesso, la nascita del museo a lui dedicato che fu istituito nel 1935. Nel corso del Novecento le collezioni si arricchirono di opere di altri maestri locali che raggiunsero la fama fuori Ferrara: dal “ Ponte di Charing Cross “ di Alberto Pisa, a “La Pace “ di Giuseppe Mentessi, fino al “Trasfugamento del corpo di Cristo” di Gaetano Previati, a cui segue un capolavoro simbolista come “Paolo e Francesca” ed altri dipinti divisionisti, presenti assieme alle opere di ispirazione secessionista e futurista di Arigo Minerbi, Aroldo Bonzagni, Umberto Boccioni, Roberto Melli e Annibale Zucchini.

L’animato clima artistico italiano tra le due guerre è evocato da un lato dalla pittura tonale di Roberto Melli, legata alla vena espressionista della scuola romana, dall’altro dal moderno classicismo di uno dei massimi esponenti del Novecento, Achille Funi, che viene accostato a pionieri del ritorno all’ordine e delle poetiche arcaiche quali Carlo Carrà e Mario Sironi. In un ambito internazionale s’iscrive invece la vicenda artistica di Filippo de Pisis, cui sono intitolate le raccolte del Novecento. Grazie soprattutto all’attività della Fondazione Pianori e al generoso lascito di Manlio e Franca Malabotta è possibile ripercorrere l’intera parabola creativa dell’artista ferrarese, dalle nature morte, marine di ispirazione metafisica come “Le cipolle di Socrate”, agli esiti della stenografia pittorica che caratterizzano ad esempio le vedute parigine, dalle penetranti effigi maschili come il “Ritratto di Allegro” ai lirici commoventi capolavori della maturità, come  “La rosa nella bottiglia” e “Natura morta” con calamaio.

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