È stata la grande accusatrice nel processo Appaltopoli, concluso con l’assoluzione degli 11 imprenditori imputati e la condanna del dirigente del Comune di Ferrara Enrico Pocaterra. Ora è lei, Maria Amoruso, 44 anni, ingegnere del Comune di Ferrara, a essere imputata. L’accusa è di stalking. Atti persecutori ripetuti centinaia di volte, per mesi, nei confronti dell’ex amante, della sua moglie, degli amici di lui e di altre persone.
Il capo di imputazione parla di numerosissime telefonate sul cellulare e sul telefono di casa dell’uomo con cui aveva avuto una relazione extraconiugale per sette anni. Fino a 200/250 chiamate al giorno, più alcune centinaia di sms dal contenuto e dal tono molesto. Il tutto nonostante un ammonimento del questore.
L’imputata inoltre si recava davanti all’abitazione del’ex e suonava il campanello di casa, lo pedinava, gli scriveva numerosissime e-mail, mandava lettere anonime ai suoi superiori dal contenuto calunnioso e diffamante. Idem ai suoi familiari, conoscenti e colleghi.
Tanto da procurargli un grave e prolungato stato di ansia e di paura.
Tutto questo per più di un anno, dal maggio 2011 al giugno 2012. Ma Maria Amoruso non aveva risparmiato nemmeno la moglie dell’amante e i loro amici, assillati con lettere e telefonate, e in alcuni casi anche manifesti ingiuriosi affissi davanti a casa.
Stesso discorso per altre tre donne, perseguitate dal maggio 2009 al febbraio 2011 e dall’aprile al luglio 2011.
Ora il suo avvocato di fiducia, Alessandro D’Agostino, ha chiesto il patteggiamento a un anno e mezzo, subordinato alla concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena. Il pm Filippo Di Benedetto ha dato il proprio consenso e ha trasmesso gli atti al gip per la relativa udienza che si terrà il 2 ottobre.
L’accordo è avvenuto senza sentire le persone offese. Una procedura consentita dal codice, che però trova la ‘disapprovazione’ di uno degli avvocati delle vittime, David Zanforlini, che si dice “rammaricato del fatto che, se il gip dovesse accogliere la richiesta di patteggiamento, in questo modo le persone perseguitate non potranno esercitare l’azione civile in sede penale”.
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