Politica
24 Luglio 2012
Zappaterra rottamatrice ante litteram: “Bindi dannosa per il partito”

Pd con Casini? Coro di no

di Marco Zavagli | 3 min

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L’alleanza Bersani-Casini non va giù solo ai rottamatori di Pippo Civati. Sono in molti gli esponenti del Partito democratico di Ferrara che, rimpallandosi opinioni e commenti sui sociale network, storcono il naso di fronte all’alleanza con lo scudocrociato. Specie dopo le uscite del Pierferdinando nazionale sui matrimoni omosessuali. Un tema questo che già aveva creato scintille sia tra i vertici democratici (all’assemblea nazionale) che nella base. E anche in quel caso la pietra della discordia veniva fatta ricadere su un’ex dc doc, Rosy Bindi.

Sottoscrive in toto le dichiarazioni di Civati il consigliere provinciale Mario Castelluzzo: fuori dal Pd se va con Casini e meglio l’alleanza con Di Pietro e Vendola. Di Pietro è stato sempre leale con i governi da lui partecipati – spiega la sua posizione Castelluzzo – e Vendola giustamente attacca alcuni provvedimenti di Monti che anche noi facciamo una grandissima fatica a sostenere”.

Ma Casini, si diceva, è diventato l’ospite indesiderato soprattutto dopo l’ultima uscita sui gay (“quella del matrimonio è un’idea incivile”). E non lo dimentica Roberto Cassoli, uno dei responsabili della scuola di politica, per il quale “incivile è il modo di affrontare il tema; la violenza è di queste parole contro i diritti delle persone di poter scegliere; si abbruttisce chi mantiene queste idee incivili”.

Gli risponde Fiorenzo Baratelli, direttore dell’Istituto Gramsi, che rimprovera al presidente Udc un mancato bilancio critico della corrente cattolica, protagonista della ‘prima Repubblica’ insieme a quella comunista: “lasciamo che la ‘talpa’ del tempo continui a scavare, mentre le forze laiche dovrebbero ‘aiutarla’ a fare un buon lavoro… I “Casini” passano, ma le buone talpe continuano a… scavare”.

Meno diplomatico Federico Tsucalas, della giovane guardia: “adesso sfido chiunque a dirmi che le alleanze si fanno su un programma condiviso e quindi non bisogna avere pregiudizi. Per chiarezza, io non ho pregiudizi, io ho giudizi: ecco perché non accetto che qualsiasi partito che si definisce anche lontanamente progressista possa proporre un’alleanza con questo clerico-fascista. Ed ecco perché, se questo accadrà, il mio voto andrà altrove”.

Ilaria Baraldi, della corrente di Ignazio Marino, tiene fermo il mirino sulle unioni omossessuali ma sposta il bersaglio. La sua frecciata va a Rosy Bindi. Alla presidente Pd avrebbe posto due domande: “per quale motivo ha impedito la votazione su un documento integrativo che pone questioni non presenti nel documento della presidenza, adducendo la scusa che non poteva essere votato in quanto “superato”?” e “in Italia, chi deve e può farsi carico dell’estensione dei diritti annullando intollerabili discriminazioni che impediscono ad alcuni cittadini di accedere a determinati istituti, chi se non il Pd?”.

Per ora le risposte rimangono nel cassetto. Per lasciare spazio alla primogenitura dei dubbi sulla componente cattolica del Pd che arrivano da Marcella Zappaterra: “avevo già commentato in tempi non sospetti, altro che rottamatori: Bindi, Sereni, ecc. sono dannosi per il Pd”. E per quanto riguarda l’alleanza con l’Udc, la presidente della Provincia glissa con un laconico “prima di decidere ‘con chi’ andare vorrei sapere ‘per fare cosa’”.

Vero è che l’esperimento di un’alleanza tra democratici e scudocrociato è già andata in scena (pur con qualche correttivo finiano) in quel di Comacchio. E non si può certo dire che l’alchimia elettorale abbia funzionato. Di quanto successo sotto i Trepponti e delle minacce di secessione non vuole parlare Paolo Calvano che invita a “non parlare di alleanze prima di aver individuato i nostri obiettivi”. “I sondaggi ci danno come il primo partito in Italia – aggiunge il segretario – e come tale dobbiamo prenderci la nostra responsabilità di indicare la strada: prima si parte dal Pd, poi verranno le alleanze”.

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