Cronaca
12 Luglio 2012
La sentenza del tribunale arriva con formula piena. Il pm aveva chiesto fino a 8 anni

Crac Progresso, assolti Donigaglia e gli altri imputati

di Marco Zavagli | 3 min

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Giovanni Donigaglia con l’avvocato Mitaritonna

Tutti assolti gli otto imputati per il crac della Progresso, azienda controllata da Coopcostruttori e inghiottita dal tracollo della cooperativa argentana. Al termine della sua requisitoria di questa mattina il pm Ombretta Volta aveva chiesto otto anni di reclusione per Giovanni Donigaglia (difeso dall’avvocato Cesarina Mitaritonna) e sei per Renzo Ricci Maccarini (avvocato Lorenzo Valgimigli), ritenuti amministratori di fatto della società. Quattro anni era la richiesta per i componenti del cda Giorgio Coatti, Roberto Andreotti e Claudio Assirelli (difesi rispettivamente dagli avvocati Beniamino Del Mercato, Giampaolo Remondi e Andrea Toschi).

Tre anni infine per i tre componenti del collegio sindacale:  Angelo Adamini (avvocati Tarricone e Noccioli), William Brusi (Beniamino Del Mercato) e Mauro Angelini (Marco Linguerri).

Per l’accusa avrebbero distratto dal patrimonio della società 12 immobili, “cagionando un danno patrimoniale di rilevante gravità” e, con lo scopo di “procurare un ingiusto profitto”, avrebbero “falsificato le scritture contabili”.

Alle 17.15 è arrivata invece la sentenza del tribunale collegiale, composto dai giudici Luca Marini, Silvia Giorgi e Alessandro Rizzieri: tutti assolti dai tre capi di imputazione.

Tutti gli imputati erano accusati di bancarotta fraudolenta per aver distratto dal patrimonio della società 12 immobili, “cagionando un danno patrimoniale di rilevante gravità”. Oltre a questo, allo scopo di “procurare un ingiusto profitto”, avrebbero “falsificato le scritture contabili”. Donigaglia e gli altri, secondo le accuse, avrebbero omesso di adempiere agli obblighi di vigilanza e di controllo sull’amministrazione della società, per aver deliberato (il 20 aprile 2002) di dare in garanzia in assenza di corrispettivo dodici unità immobiliari, distratte così dal patrimonio della società, ad Antonveneta, per ottenere un finanziamento fondiario in favore di Coopcostruttori (ottenuto il 23 maggio 2002).

Quanto alla falsificazione delle scritture contabili, i consulenti del pubblico ministero affermavano che gli amministratori avevano registrato valori e importi diversi da quelli reali o comunque non giustificati. Il riferimento era alla partecipazione della controllata Cir, registrata a decorrere almeno dal ’99 per un importo di oltre 4 milioni di euro, anziché per un valore pari a zero.

Le riserve tecniche, infine, che dal ’99 al 2002 la procura stima in oltre 2 milioni di euro, per l’accusa erano state contabilizzate nelle rimanenze finali per lavori in corso di esecuzione anziché per un valore di iscrizione che, tenuto conto dei principi contabili comunemente intesi, sarebbe dovuto essere pari a zero.

Il tribunale ha assolto gli imputati dalla bancarotta relativa alla distrazione degli immobili “perché il fatto non costituisce reato”, dalla bancarotta documentale relativa all’iscrizione delle riserve tecniche “perché il fatto non sussiste”. La parte relativa all’iscrizione della partecipazione di Cir è stata derubricata in bancarotta semplice e di conseguenza il reato è estinto essendo decorsi i termini di prescrizione.

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