
Il ritrovamento del corpo di Paula Burci
Parlano, anzi leggono, la loro versione. Non sono stati loro a uccidere Paula Burci, a bruciarne il corpo e a nasconderlo nella zona golenale di Zocca di Ro. È stato il giorno delle dichiarazioni spontanee di Gianina Pistroescu e Sergio Benazzo oggi, davanti alla Corte di Assise del tribunale di Ferrara.
Tutto ha inizio a metà gennaio 2008. Paula arriva dalla Romania, accompagnata dal fratello dell’imputata. Soggiornano in un albergo del centro, come ha confermato sempre questa mattina la titolare della struttura. “Pensavo fossero fidanzati”. Così non era. Paula venne portata in Italia facendole credere che avrebbe trovato un lavoro. E invece, una volta “messa a nuovo”, con nuovo taglio di capelli, nuovi vestiti e smalto sulle unghie, verrà portata sulla strada. Non lo negano gli imputati questo. La stessa Pistroescu pagò i 115 euro del salone di bellezza e il conto dell’albergo.
Era il 23 gennaio quando Paula si presentò nella hall, “tutta contenta per la nuova acconciatura”m, ricorda l’albergatrice.
Subito dopo iniziò lo sfruttamento, il via vai da Villadose di Rovigo, dove abitava Benazzo, alla stazione di Ferrara. Poi qualcosa andò storto. Secondo la procura gli imputati venderono letteralmente la ragazza a un gruppo di malavitosi del Rodigino per appianare dei debiti. Secondo le loro difese invece Paula sparì all’improvviso
“Non vidi più Paula dal 15 di febbraio. All’inizio di marzo Sergio mi chiedeva di pagare la mia parte di bollette e le spese per l’affitto – dice, anzi legge la Pistroescu -; chiesi un po’ di tempo per racimolare la somma. Ero delusa, mi sentivo sfruttata, volevo andare via dall’Italia ma non potevo tornare in Romania dove avevo problemi con la giustizia (un mandato di cattura internazionale per sfruttamento della prostituzione, ndr)”. Pensava alla Francia o alla Germania, dove aveva amiche che la potevano aiutare”. Paula allora era già scomparsa e lei si sentiva “male perché se ne era andata senza lasciare nemmeno un messaggio”.
Cercò allora di convincere Benazzo “a tenermi ancora un po’ di tempo; avrei lavorato e condiviso i guadagni con lui, come sempre”. L’accordo funzionò per qualche sera. Fino al 7 marzo quando “venni fermata dai carabinieri, arrestata e portata in Romania. In carcere seppi che ero indagata per omicidio e sfruttamento”. Da qui manderà messaggi all’ex compagno, istruendolo su come comportarsi e cosa dire con la polizia. Ma solo “perché avevo paura di essere accusata dello sfruttamento di Paula”. Alla sua compagnia di cella dirà cosa diverse. Ossia che Paula venne venduta, che scappò dai suoi nuovi aguzzini e che questi, per punirla, la massacrarono. “Tutte menzogne” dice, anzi legge, la Pistroescu.
Le dichiarazioni spontanee finiscono con una frase emblematica: “Se avessi colpe o sapessi qualcosa parlerei, perché avrei sconti di pena”. Non per scoprire chi uccise la ragazza di 19 anni, ma solo per farsi meno anni di carcere insomma.
Lo stesso presidente della corte Luca Marini fa annotare che l’imputata “non ha fatto spontanee dichiarazioni ma ha letto una lettura precostituita. Dichiarazioni tutt’altro che spontanee…”.
Anche Benazzo ha rifiutato l’interrogatorio e si affida ad alcuni fogli dattiloscritti. “Non ho mai fatto del male a Paula Burci. Riconosco di averla sfruttata, di averla portata da casa mia alla strada. Ma non l’ho uccisa io”. Lui invece “ero innamorato di Gianina. Le trovai un appartamento a Ceregnano, ma poi la mandarono via e la ospitai a Villadose. Dalla fine di gennaio ospitai anche Paula, fino alla sua scomparsa. E poi la sola Gianina fino al suo arresto”.
Benazzo ricorda quel giorno di metà febbraio in cui “eravamo andati a prendere Paula ma non era al solito posto. Al cellulare non rispondeva. L’abbiamo cercata dappertutto. Gianina continuava a chiamarla. Alla fine le ho detto di smettere perché magari era stata portata in caserma per dei controlli e se i carabinieri vedevano tante chiamate potevano risalire a noi per la questione della prostituzione. L’abbiamo cercata anche giorni successivi”.
Lei non rispondeva perché era morta. Carbonizzata. La ritroveranno dei ragazzi a spasso coi cani un mese dopo. Del suo corpo era rimasto di intatto un frammento di mano, con quello smalto che l’aveva fatta tanto felice.
Lunedì prossimo la pm Barbara Cavallo terrà la sua requisitoria, con le richieste di condanna. Poi le arringhe della difesa e, infine, la sentenza.
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 20 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.
OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:
Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com