Cronaca
22 Giugno 2012
Audizione alla Camera dei Deputati dei sindaci emiliani interessati al decreto legge sul sisma

Tagliani a Roma: “Inserire Ferrara fra le città terremotate”

di Redazione | 3 min

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Prima dell’audizione alla Camera dei Deputati il sindaco di Ferrara si è recato nella sede dell’Anci di Roma dove, in conferenza unificata, ha dato parere favorevole al decreto legge sul terremoto in Emilia considerando l’urgenza della sua  rapida conversione. Allo stesso tempo, però, insieme ai sindaci presenti ha preparato un documento contenente le osservazioni per il miglioramento della norma, consegnato dall’Anci al Governo durante l’audizione.
Tagliani spiega che in particolare hanno evidenziato come “la deroga di 40 milioni al Patto di stabilità non è sufficiente: la ricostruzione diventa ogni giorno più impegnativa, così come aumentano i danni rilevati. Occorrono, inoltre maggiore attenzione alle risorse che i Comuni colpiti dal sisma perderanno a causa del blocco delle attività produttive e di quelle di riscossione fiscale. Abbiamo anche chiesto di operare con deroghe al blocco del turn over del personale, perché in questa fase non è possibile immaginare l’impossibilità di sostituire gli impiegati degli uffici tecnici che vanno in pensione”.
Tagliani durante l’audizione ha segnalato un’anomalia del decreto che non cita in alcun modo la situazione dei Comuni capoluogo. “Inserire in modo esplicito Ferrara, Modena, Mantova, Bologna e Rovigo nel provvedimento sarebbe corretto, non solo perché siamo chiamati in causa per alcuni adempimenti. Ma anche perché – ha sottolineato Tagliani – darebbe ai primi cittadini una maggiore flessibilità nella regolazione degli interventi”. Basti pensare che, a causa della mancata citazione, “la cassa integrazione data alle aziende che hanno chiuso nelle zone sismiche nei piccoli Comuni è stata automatica, mentre  in quelli più grandi ha richiesto un altro passaggio che è stato chiuso dal commissario, aggravando una procedura peraltro in una situazione di emergenza”, ha rilevato Tagliani.
Quindi maggiore flessibilità ai territori nella gestione della deroga 2012 al Patto di stabilità delle spese sostenute per la ricostruzione, con il relativo ampliamento del tetto di sforamento a 90 milioni; l’inserimento dei Comuni capoluogo nell’elenco citato dall’articolo 1 del decreto legge; ed ancora la possibilità che gli interventi degli enti locali a favore di progetti per la ricostruzione vengano esclusi dai vincoli del patto di stabilità. I sindaci hano anche presentato alcune considerazioni sull’esenzione dall’Imu in particolare hanno richiesto che siano previste delle agevolazioni per i capannoni industriali e gli appartamenti residenziali in cui si trasferiscono le persone ‘sfollate’ da altri Comuni terremotati per riuscire a riavviare le loro attività. I sindaci hanno quindi richiesto di focalizzare gli interventi del decreto su tre aspetti: il patto di stabilità, la fiscalità e lo stato dei fabbricati rurali.
Nel  documento  presentato dall’ Anci viene anche chiesto un rafforzamento del ruolo dei sindaci, quali commissari delegati alla ricostruzione. In questo senso i i Sindaci hanno sollecitato modalità operative più snelle così da consentire loro gli interventi di ripristino e ricostruzione per il  rientro nelle abitazioni, delle famiglie le cui unità immobiliari siano state classificate quali strutturalmente agibili, ma che necessitano di interventi perché vulnerabili o per ripristinare totalmente la funzione abitativa. Senza dimenticare quanto sia  necessario prevedere anche interventi sui danni medi e lievi e individuare modalità di sostegno finanziario per rendere appetibile l’intervento di ripristino anche per unità immobiliari singole.
Gli stessi sindaci inoltre appoggiato la richiesta avanzata con forza da Confindustria di prevedere una proroga al decreto che prevede norme più stringenti in materia antisismica per le attività produttive, in modo da aver davanti un maggior lasso di tempo per gli adeguamenti e potere nel frattempo riprendere l’attività senza essere costretti a spostarsi, magari solo di qualche chilometro, in Comuni o province per le quali non è stato emanato  il decreto.
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