Guai in vista per Michele Ferrari. Il medico sportivo ferrarese è tra i cinque ex tesserati della squadra di ciclismo Us Postal coinvolti nello scandalo doping che ha investito Lance Armstrong, stando agli ultimi aggiornamenti pubblicati dal Washington Post. L’ipotesi dell’Usada – l’agenzia antidoping statunitense – è che Ferrari, assieme a un preparatore sportivo, al team manager Johan Bruyneel e ad altri due ex tesserati, possa aver organizzato dal 1998 al 2011 “un sistema basato sul doping”, lo stesso per il quale il campione texano rischia ora di perdere tutti o alcuni dei titoli conquistati al Tour de France.
Nei suoi confronti infatti l’Usada ha avanzato già accuse formali, inoltre a titolo precauzionale gli è stato vietato di gareggiare nel triathlon, attività che aveva abbracciato dopo il ritiro dal mondo delle del ciclismo. Tra le sostanze nominate dell’accusa, che Armstrong avrebbe non solo assunto in prima persona ma anche fornito ad altri, testosterone ed epo: le stesse – come precisa il Corrirere dello Sport – al centro dello scandalo suscitato anni fa da Filippo Simeoni, ciclista che dichiarò il loro uso indiscriminato sotto il parere dello stesso medico ferrarese.
Ferrari per quella vicenda venne assolto nel 2006 dalla corte di appello di Bologna. Lance Armstrong all’epoca difese il preparatore, definito “un amico di lunga data e consigliere, che non ha mai suggerito, ordinato o fornito prodotti dopanti”.
La comunicazione recentemente pubblicata dal Washington Post in merito alle nuove indagini avviate, spiega però come l’Usada sostiene di essere in possesso di campioni di sangue raccolti tra il 2009 e il 2010 definiti “perfettamente compatibili con manipolazioni di sangue, incluso l’uso di epo e trasfusioni”.
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