Cento
12 Giugno 2012
Testimonianze choc al processo per la morte di un ragazzo di 25 anni

I familiari lo filmavano mentre stava agonizzando

di Marco Zavagli | 2 min

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Cento. Lo videro agonizzante e anziché portarlo al pronto soccorso lo filmarono col telefonino. “Per fargli vedere il giorno dopo come si era ridotto”. Raccontano così in aula, nel tribunale di Ferrara, davanti al giudice Attinà e al pm Renzo Simionati, i familiari di Cristian Antoniello le ultime ore di vita del ragazzo di 25 anni morto nel maggio 2005.

In tasca gli trovarono una confezione di metadone. Una boccetta che riconduceva direttamente alla donna oggi imputata di spaccio e della morte del ragazzo proprio in conseguenza di quello spaccio, D.B., donna centese di 40 anni. Cristian aveva passato il pomeriggio al parco con amici. Un po’ di birra, lo sballo, qualche bravata (una bici rubata che lo porterà per qualche ora dritto in caserma dei carabinieri) e poi a casa dai genitori. L’autopsia dirà che la sostanza comunemente utilizzata nei percorsi di recupero per tossicodipendenti fu all’origine del decesso. In quel parco c’era anche l’imputata, che raggiunse il gruppetto di amici con una sporta contenente sei boccette di metadone. Era la sua “dose” settimanale, prescritta dal SerT.

Secondo l’accusa e le parti civili (i genitori del 25enne, assistiti dall’avvocato Guidorzi) fu lei a fornire a Cristian la sostanza che gli risulterà fatale. Secondo la difesa sostenuta dall’avvocato Gianluca Filippone, invece, la donna avrebbe lasciato incustodita la borsa più volte. Attorno c’erano cinque o sei persone. Difficile dunque, se non impossibile, provare che fu lei a somministrarglielo.

Ieri sono stati ascoltati i genitori e la fidanzata del fratello. In casa quella sera lo trovano “un po’ ubriaco”, stava male. Ma lui, il genitore, andrà comunque a letto a dormire. Cristian rimane con la madre e la fidanzata del fratello, che lo riprende col cellulare per mostrargli il giorno successivo “come si era ridotto”. Nessuno insomma si rese conto delle reali condizioni del giovane.

Alle 7 di mattina lo troverà ormai agonizzante il fratello. Sarà lui a “cosigliare” al padre di portarlo in ospedale. Ma ormai sarà troppo tardi. Sarà il medico legale Martinelli, che verrà sentito alla prossima udienza, a dire se il ragazzo poteva essere salvato con un tempestivo ricovero in ospedale.

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