Cronaca
30 Aprile 2012
In Castello dibattito acceso sulle responsabilità della democrazia nella questione palestinese. E nascono paragoni che promettono polemiche

Mentana su Israele: “Non assolvo la popolazione”

di Redazione | 3 min

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“Israele è una democrazia, non è espressione di un governo golpista, per questo non assolvo la sua popolazione, come non assolvo la popolazione italiana durante il fascismo”. Enrico Mentana interviene nel Castello Estense di Ferrara, in occasione della terza edizione della Festa del libro ebraico, sulla questione palestinese. Un dibattito acceso, moderato dal direttore di “Pagine ebraiche” Guido Vitale, e stimolato dall’intervento dell’editorialista del ‘Corriere’ Sergio Romano, che per primo ha toccato l’argomento: “Israele è una democrazia paragonabile a quella inglese in epoca coloniale: è democratico a casa sua, ma non necessariamente fuori dalla propria abitazione”. L’ex ambasciatore, interrogandosi sulle prospettive del medio oriente. fa notare come “il sionismo laico si serve del sionismo religioso per raggiungere obiettivi geopolitici, quanto a lungo potrà continuare questa contraddizione?”.

Il topic dell’incontro pubblico, intitolato all’insegna di un generico “Questioni ebraiche”, è stato velocemente dirottato verso le responsabilità dello stato, del governo e del popolo di Israele, entità che Riccardo Calimani – presidente della fondazione Meis, nonché “padrone di casa” del festival – crede “debbano essere considerate in maniera distinta: è il governo a fare degli errori, non lo stato e nemmeno il popolo, che è sempre vittima di situazioni tragiche”.

Da questa puntualizzazione il paragone storico del giornalista Enrico Mentana: “la storia degli stati non ha un andamento rettilineo, esistono le evoluzioni, i cambiamenti: basti pensare a come sessant’anni dopo il risorgimento in Italia è salito al potere Mussolini”. Così come non assolve il popolo italiano dalle colpe del Ventennio, così il direttore del tg La7 non “perdona” quello ebraico dalla controversa politica messa in atto per proteggere i propri confini. E va oltre, azzardando un paragone che, è facile prevedere, non tarderà a suscitare polemiche: “in Italia il fascismo non fu questione di pochi avanguardisti, ci fu un’adesione amplissima; così in Germania fu grande l’entusiasmo attorno al sogno hitleriano”.

Quello che il giornalista chiede è “un’analisi più lucida, altrimenti ci si racconta una storia non vera”, e sottolinea come l’eurobarometro, che negli stati comunitari sonda l’opinione pubblica in materia di antisionismo, continua a proporre un giudizio molto negativo su Israele, che contagia anche la percezione che si ha delle comunità ebraiche. “L’adesione di molte di loro alla politica di Israele è monocorde – conclude Mentana -, ma la libertà di espressione, matrice fondamentale della cultura ebraica, dovrebbe spingere nella direzione opposta. Proprio perché Israele è un tema che fa battere il cuore, oltre che il cervello, bisognerebbe essere ancora più critici, come lo si è con chi è davvero amico”.

Stefano Jerusum, del “Corriere della sera”, appunta serafico citando il titolo del libro che ha pubblicato recentemente per Longanesi, “Israele: nonostante tutto”: “Israele nonostante la fatica, nonostante le contraddizioni enormi esiste, e a me personalmente va anche bene così”.

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