Cento
11 Aprile 2012
Omicidio di via Galvani. Ha confessato l’uomo fermato dai carabinieri

“L’ho ucciso io ma non ricordo perché”

di Marco Zavagli | 4 min

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Cento. É stato incastrato dalle foto del cellulare di un amico. Federico Fantoni, 39 anni, residente a Dosso di Sant’Agostino, montatore di palchi per eventi musicali, alla fine é crollato. Sarebbe lui l’uomo che ha accoltellato a morte Marco Paltrinieri, 45 residente a Cento, suo amico – o quantomeno conoscente – da un paio di anni.

I motivi per cui avrebbe sferrato sei coltellate al corpo dell’uomo da cui era stato a cena la sera di Pasqua non li ricorda.

E gli inquirenti sono partiti proprio dal “banchetto” di via Torricelli, dove Paltrinieri viveva da solo da una decina di anni al civico 10. Attorno alla tavola siedono la vittima, il suo presunto carnefice e altri tre amici. Il vino scorre a fiumi (“abbiamo trovato una ‘damigianona’ e diverse tracce di alcol”, conferma in conferenza stampa il pm Filippo Di Benedetto). Sarebbe stata presente anche della cocaina, ma il particolare non è stato confermato dall’uomo sospettato dell’omicidio. Succede qualcosa, un litigio. Per un motivo non ben precisato. I tre amici che risulteranno estranei ai fatti non erano riusciti a decifrarne il motivo, dal momento che Fantoni e Paltrinieri avevano proseguito a discutere nel cortile.

Federico Fantoni

A far sapere di quella cena era stata la fidanzata della vittima. A lei i carabinieri sono risaliti grazie al cellulare, ancora acceso, trovato accanto al cadavere. Dopo il primo squillo comparso sul display la donna – preoccupata perché non aveva notizie del compagno dalla sera prima – è stata richiamata dagli inquirenti per il riconoscimento del corpo.

Appreso della cena, gli uomini del Norm della Compagnia dei carabinieri di Cento e del nucleo investigativo di Ferrara sono risaliti in breve ai domicili degli ospiti. Vengono sentiti due dei convitati. Uno di loro ha immortalato con la videocamera del telefonino alcuni momenti della cena. Raccontano che loro se ne sono andati per primi. Nell’abitazione il padrone di era rimasto solo con Fantoni.

Nel frattempo i militari perquisiscono l’abitazione del sospettato e di suo fratello. Nella prima trovano abiti e scarpe intrisi di sangue, oltre ad “altri oggetti ritenuti utili alle  indagini”. Viene sequestrata anche l’auto del 39enne, una Fiat 500 usata quella sera. A bordo di quella vettura Fantoni si presenterà anche sul luogo del delitto. La mattina del ritrovamento del corpo senza vita in via Galvani, intorno alle 10, l’uomo era passato da lì. In sede di interrogatorio riconoscerà uno degli inquirenti notato sul posto. Dirà di aver lasciato la macchina in via Torricelli per andare a Dosso, dove vie con i genitori, a piedi. Poi sarebbe tornato il giorno successivo facendosi accompagnare da madre.

Fantoni viene trovato invece nella casa del fratello, “intento a guardare su internet gli sviluppi del caso”, come precisa Di Benedetto. L’uomo viene portato in caserma e sentito inizialmente come persona informata dei fatti. Nel corso della sua versione sarebbe caduto più volte in contraddizione. In particolare sugli abiti che aveva addosso. Che, dalle sue parole, non corrispondevano a quelli visti nelle foto scattate dall’amico.

A questo punto il pm lo invita a chiamare un avvocato e alla fine confessa. Non tutto però. Perché alcuni dettagli sfuggono alla sua memoria. “Non ricorda quasi niente né del movente né della dinamica”, spiega il magistrato. Quello che emerge è che si è liberato in qualche luogo dell’arma del delitto, un coltello da cucina che non è ancora stato rinvenuto. In qualche luogo che ha dimenticato ha gettato anche la maglietta sporca di sangue. Nella sua mente sono ancora impresse invece le sequenze di quanto ha colpito l’amico alla gola. “Sotto il porticato”, dice agli inquirenti. Proprio dove verrà trovato da un condomino alle 8.20.

Sul corpo di Paltrinieri sono stati rinvenuti invece almeno sei fendenti. Quello probabilmente fatale, alla giugulare, due alla schiena, due al torace, uno alla mano che probabilmente era tesa a cercare di parare i colpi, e un taglio alla nuca. Quei colpi “devono essere stati inferti in un arco temporale che va dalle 2 alle 5 di notte – aggiungono gli investigatori -; a quell’ora infatti risalirebbe il decesso”.

Al termine dell’interrogatorio, poco dopo la mezzanotte, il pm ha emesso nei suoi confronti un decreto di fermo ed entro 48 chiederà al gip la convalida e l’emissione di una misura cautelare. Al momento si trova rinchiuso nell’Arginone.

Le indagini non sono ancora del tutto chiuse”, avverte Di Benedetto, lasciando intendere che potrebbero aversi ulteriori sviluppi. A cominciare dall’esatta dinamica dell’omicidio, che ancora sfugge nella sua interezza. La casa della vittima infatti, distante 250 metri dal luogo del ritrovamento del corpo, è stata trovata messa a soqquadro e nelle immediate vicinanze erano presenti numerose tracce di sangue. Si pensa quindi che l’aggressione sia iniziata in via Torricelli e proseguita fino in via Galvani, dove però nessuno dei residenti ha sentito urla o rumori.

Da capire poi il rapporto che intercorreva tra i due e i veri motivi di tanta efferatezza. Rimane intanto la soddisfazione del comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Antonio Labianco, che si congratula con i suoi uomini, guidati dal capitano Mattia Virgillo, e con la procura per “un’operazione chiusa nel giro di 14 ore. Segno di un’efficienza investigativa che ha messo insieme metodologia tradizionale e metodologia tecnica, consentendo di riportare la tranquillità nella comunità di Cento, allarmata da un delitto tanto feroce”.

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