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27 Febbraio 2012
A Villa Badoer in mostra le opere del grande artista Liberty

Le ceramiche di Galileo Chini

di Redazione | 4 min

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Come consueto da tempo nelle mostre polesane, in concomitanza con la mostra di dipinti a Palazzo Roverella, il medesimo tema viene sviscerato sul versante delle Arts & Crafts, le Arti Applicate, a Villa Badoer, uno dei capolavori del grande architetto cinquecentesco Andrea Palladio.

Così, dopo l’apertura di ieri della splendida ed imperdibile mostra “Il Divisionismo. La luce del moderno” in parete a Rovigo, a Palazzo Roverella, dal 25 febbraio al 24 giugno 2012 , a Villa Badoer sono in mostra le ceramiche di Galileo Chini, grande artista Liberty in mostra con alcune sue tele anche nello stesso Palazzo Roverella.
In esposizione, concesse da collezionisti italiani e stranieri ed altre provenienti dalle collezioni delle Manifatture Chini, le più belle ceramiche create dall’artista toscano negli anni che lo videro avvicinarsi al Liberty ed alla Secessione Viennese, con un focus proprio sulla importante produzione ispirata dalla tecnica della scomposizione ottica dei colori, il Divisionismo. Grandi pannelli, piccole e meno piccole ceramiche da decoro e da utilizzo domestico arricchiscono di vita e colori i rarefatti spazi della più che unica dimora palladiana, in una ambientazione di grande suggestione. L’affinità di Chini con la ceramica è ‘naturale’, data anche la sua provenienza da una famiglia di raffinati ceramisti.

Sul finire dell’Ottocento decide di creare, con amici artisti una nuova manifattura di ceramiche secondo i principi dell’Art Nouveau: trasformare gli artisti in artigiani e questi ultimi in artisti. Si presenta, con successo, con i suoi vasi e le sue creazioni, alle mostre di Londra del 1898 e di Parigi (1900), Torino (1902). Ovunque il gruppo fiorentino ottiene importanti riconoscimenti, ribaditi nella mostra di Pietroburgo voluta dalla Zarina Alessandra. Per le Ceramiche di Chini si apre un mercato internazionale, tanto che le si trova in vendita persino da Tiffany a New York.

Nel frattempo Chini collabora con l’architetto Michelazzi per la decorazione di facciate e interni liberty a Firenze mentre è del 1909 la realizzazione dei cartoni per la cupola della sede della Biennale a Venezia. Nell’11 si cimenta con le decorazioni della Sala del Trono per lo Scià di Persia, per passare poi a Bangkok per la sua maggiore impresa decorativa: il Palazzo del Re del Siam, un trionfo. Le sue sono ceramiche scintillanti, che ricordano le sete e le arti decorative orientali, senza dimenticare l’arte classica. Così a pavoni, salamandre, rettili si uniscono putti, ghirlande, motivi floreali ma anche disegni astrali e fregi tratti dall’iconografia, amatissima, del Siam.

Da non dimenticare che l’opera della Manifattura Chini  fu richiesta anche per impianti pubblici, come il rivestimento in grès delle Terme Berzieri di Salsomaggiore.

Su progetto dell’architetto Ugo Giusti, la loro costruzione iniziò poco prima dello scoppio della Grande Guerra per terminare poi nel 1922 circa.

Per la manifattura si trattò di un lavoro colossale, tanto che per far fronte a questo impegno, si dovettero ingrandire le sue strutture, ampliando i forni.

La decorazione ricopre quasi tutto l’edificio, con sobrietà per quanto riguarda gli ambienti destinati alle cure, rivestiti con piastrelle color avorio e listelli dorati e con ricchezza negli ambienti mondani come il bar, il salone centrale e lo scalone dove si trova il grande affresco dello stesso Chini. Tali zone sono rivestite da piastrelle e listelli di vario tipo, con volute, intrecci, ovali e dorature. Lo stesso genere di decorazione si ritrova anche all’esterno, ma arricchito da altri elementi, come i grandi tondi, marmorizzati nelle parti superiori. I tetti e le cupole sono ricoperti di tegole smaltate sempre prodotte dalla Manifattura, oltre ad avere un valore storico, poiché racchiude le linee artistiche e il costume del secondo decennio del novecento. Iniziate nel 1913 e portate a termine dieci anni più tardi, hanno permesso di conservare la documentazione nel cambiamento dell’arte, dovuto anche alla grande guerra.

Ma Chini lavorò pure nello stabilimento Terme Tamerici di Montecatini Terme, in provincia di Pistoia, con opere di notevole qualità dove, peraltro, non può sfuggire l’influenza delle opere di Gustav Klimt (quest’anno ricordato per i 150 anni dalla nascita), ora ricoperte da una patina biancastra per i sali sprigionati dalla sorgente termale. Antico e nuovo, occidente classico e oriente esotico, dunque, in Chini furono fusi insieme con un gusto ineguagliabile. E’ ben comprensibile, quindi, che le sue ceramiche siano state sempre così apprezzate, soprattutto da intellettuali ed esteti, quali il regista Luchino Visconti, di Chini uno dei maggiori collezionisti.

“Le ceramiche di Glielo Chini”

Sede e orari:

Villa Badoer, Fratta Polesine (RO)

Feriali e festivi: 10.00-13.00; 14.00-19.00 – Chiuso i lunedì non festivi

Biglietti: intero euro 5; ridotto euro 3; visita guidata a gruppi euro 60

Per informazioni: tel. 0425.21530 – www.mostradivisionismo.it

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