Economia e Lavoro
30 Novembre 2011
Un'indagine di Confartigianato rivela che a Ferrara il ritardo nei tempi medi di pagamento è di oltre 4 mesi e mezzo

Primato nazionale per le fatture pagate in ritardo

di Redazione | 2 min

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Negli ultimi 10 mesi il ritardo nei tempi medi di pagamento delle fatture alle imprese artigiane e alle pmi è cresciuto a Ferrara di 47 giorni, che vanno ad aggiungersi ai 93 precedenti e conseguono quota 138, ossia oltre 4 mesi e mezzo.

E’ quanto emerge da uno studio dell’Osservatorio Ipso- Confartigianato, che consegna a Ferrara il primato nazionale: la nostra é infatti la provincia italiana che ha registrato il maggiore aumento. Una ‘lievitazione’ quantificata sul territorio estense in 76milioni 600mila euro di maggiori costi annui. A risentirne sono soprattutto il settore manifatturiero, con 11milioni 100mila euro; le costruzioni, con 9milioni 700mila euro; i servizi, con 5 milioni 300mila euro.

“Danari – spiega il vice segretario della Confartigianato, Paolo Cirelli – che potrebbero rimanere nella disponibilità delle nostre imprese, che potrebbero operare con maggiori investimenti, aumento della competitività, minore burocrazia”. Se mantenuti all’interno del circuito produttivo, secondo Cirelli, ci sarebbe “una minore esigenza, da parte delle aziende, di ricorrere all’indebitamento bancario, oggi peraltro in sensibile contrazione”. Cirelli individua le cause “nell’effetto perverso del patto di stabilità, dove si considerano virtuosi gli enti che aumentano il ritardo nei pagamenti della spesa in conto capitale”, pur riconoscendo alla Provincia di Ferrara “una puntualità esemplare”.

Puntualizza tuttavia che a non saldare non sono sempre e solo le pubbliche amministrazioni. “I tempi di pagamento più elevati si riscontrano per le realtà che hanno come clienti i privati. Il che conferma il particolare contesto di difficoltà in cui versano le famiglie. E questa è la naturale conseguenza della crisi”.  Ancora, Cirelli rileva le difficoltà delle aziende che intraprendono la via giudiziaria. “Per tutelare un contratto in Italia servono 1210 giorni contro i 394 della Germania e i 331 della Francia. Decisamente disincentivante”.

E se la soluzione non c’è – “bisognerebbe attenersi ai 30-60 giorni di norma previsti, senza ulteriori dilazioni” – , certe sono le conseguenze: “Le aziende chiudono perché diventano insolventi o falliscono”.

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