Masi Torello
12 Agosto 2011
La Polizia Provinciale ha bloccato e denunciato due giovani cacciatori

Catturavano uccelli con la colla

di Redazione | 2 min

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Masi Torello. La Polizia provinciale ha denunciato alla Procura della Repubblica di Ferrara due giovani cacciatori ravennati, intenti alla cattura di uccelli selvatici con l’utilizzo di una colla stesa su rametti d’albero a Masi Torello.

L’attività ha visto l’intervento anche di una guardia volontaria della Federcaccia, la quale agisce nell’ambito dell’attività di coordinamento effettuata dalla Polizia provinciale, che, allertata da un cittadino, si è recata sul posto ed ha osservato due persone che, con fare sospetto, erano intente a catturare esemplari di cesena (Turdus pilaris) con la tecnica del vischio.

Prontamente gli autori di questa attività venivano prima bloccati e poi identificati. All’interno di un frutteto con alberi completamente privi di fogliame, i due giovani avevano allestito un impianto di cattura per uccelli selvatici, utilizzando come richiami alcuni esemplari di cesena impagliati, posizionati a qualche metro da terra sopra un palo telescopico mascherato con ramoscelli intrisi di sostanze collose, che catturavano i volatili quando vi si appoggiavano con le zampette, rimanendo appiccicati ai ramoscelli.

Sul terreno avevano allestito, attorno all’impianto, una rete metallica alta alcune decine di centimetri al fine di evitare la fuga di esemplari eventualmente caduti. Inoltre utilizzavano un richiamo acustico elettromagnetico riproducente il canto della cesena.

Sul posto gli uomini in divisa della Provincia procedevano al sequestro delle numerose attrezzature utilizzate, fra le quali cenere per pulirsi le dita, e di tre esemplari vivi di cesena catturati e detenuti in sacchetti di stoffa, che venivano affidati al centro di recupero allestito presso la Garzaia di Codigoro, per le necessarie cure.

Ora le due persone sono indagate in concorso e saranno sanzionate per i reati di caccia in periodo di chiusura generale, caccia con l’utilizzo di mezzi vietati, caccia con l’utilizzo di richiami acustici vietati. Le sanzioni penali previste per l’intervento in questione, consistono rispettivamente nell’arresto da tre mesi ad un anno o ammenda fino 2.582 euro (caccia in periodo di divieto generale), arresto fino ad un anno o ammenda fino a 2.065 euro (caccia con mezzi vietati), ammenda fino a 1.549 euro (utilizzo di richiami vietati).

Gli animali vivi sarebbero stati destinati a rimanere in gabbie per fungere da richiami ed a loro volta far catturare od abbattere altri esemplari.

“Il nostro intervento – dichiara il comandante Claudio Castagnoli – ha posto fine a questa spregevole forma di cattura non consentita. Abbiamo preferito non divulgare subito la notizia – aggiunge – per verificare se nella zona altre persone esercitassero la caccia con queste modalità assolutamente vietate dalla legge”.

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