Cronaca
6 Giugno 2011
L’iniziativa sull’esempio di Pannella contro sovraffollamento e numero di agenti sottodimensionato

Carceri: gli avvocati iniziano lo sciopero della fame

di Redazione | 3 min

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E’ iniziato questa notte lo sciopero della fame dell’avv. Franco Romani che terminerà alle ore 23.59: un giorno di astinenza dal cibo per attirare l’attenzione sui problemi attuali degli istituti carcerari. E’ stato Marco Pannella a promuovere l’iniziativa: il 29 maggio la giunta ha dichiarato lo sciopero della fame per 24 ore e i vari consiglieri si turneranno giorno per giorno. “E’ una battaglia di civiltà umana e giuridica” afferma l’avv. Franco Romani, che presenta la sua iniziativa insieme agli avvocati Antonio Salvatore, Saverio Stano e Irene Costantino. “Il nostro paese dovrebbe vivere sulla Costituzione e siamo entusiasti e fermamente convinti di partecipare per promuovere l’attuazione dell’articolo 13 e dell’articolo 25 della Carta che prevedono la rieducazione del condannato”.

Lo sciopero della fame è organizzato a “staffetta” e l’avvocato Romani domani “passerà il testimone” a tutti i consiglieri e in seguito ai soci: “la commissione ferrarese, insieme a tutte quelle italiane, ha accolto con piacere la proposta e il Consiglio ha già disposto per aderire alla delibera Ucp”.

“La questione del carcere – aggiunge il legale – viene discussa a partire dal 1995: prima sotto il profilo dell’eccessivo utilizzo di misure coercitive per le custodie cautelari, poi per il sovraffollamento. A proposito di quest’ultimo, nel 2009 la commissione Onu è rimasta sconcertata dalle condizioni del carcere milanese S.Vittore: “celle da 4 posti erano occupate da 8 persone che per poter sopravvivere degnamente dovevano darsi il cambio per stare in piedi. La capienza dei nostri carceri italiani sarebbe di 48 mila detenuti, mentre in realtà ne ritroviamo 74 mila. Con questo sovraffollamento come può essere possibile la riabilitazione di un detenuto?”.

Ma se le carceri sono sempre più affollate, il numero degli agenti di polizia penitenziaria è insufficiente: “le guardie sono costrette a fare turni da incubo, senza che questi straordinari vengano pagati”.

“La politica di oggi è poco acculturata – continua Romani – e non ha letto il libro di Beccaria del 1762 Dei delitti e delle pene: già allora nei tribunali inquisitori la certezza del delitto era corrispondente ad una certezza della pena in una società civile. Oggi questo non succede e con l’imposizione di sanzioni mostruose, nei carceri ci finiscono solo i poveretti”.

“Il 70% di questi sono extracomunitari – incalza l’avv. Salvatore -, la Bossi-Fini ha trasformato un problema di carattere politico in uno di ordine pubblico”.

In questo scenario giudiziario Ferrara resta un’“isola felice”, con dati sotto la media nazionale ed una buona quantità di tossicodipendenti recuperati grazie all’azione del Sert.

Ma “bisogna sfatare dei luoghi comuni” dice Romani: “nell’immaginario collettivo il carcere è visto come una pattumiera dove buttiamo chi commette reati, ma non ci rendiamo conto che chiunque potrebbe commetterli”.

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