Cento. “Da una piazza che divide a una piazza che unisce”. È la proposta che Catullo Nalin avanzerà domani in consiglio comunale: “dedicare ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino l’attuale piazza intitolata ai sette fratelli Govoni”.
Forte del fatto che nella seduta consiliare del 15 dicembre 2010 era emersa all’unanimità la necessità morale di dedicare ad un eroe dell’antimafia una piazza di Cento, il consigliere di Unire la Sinistra pensa a quella che a suo tempo divise l’opinione pubblica centese e non solo.
Quella decisione toponomastica, infatti, venne assunta dalla giunta Tuzet “senza riportare motivazione alcuna dell’atto”, accusa Nalin, che ricorda inoltre alcuni passaggi storici.
L’eccidio dei fratelli Govoni risale al 10 maggio del 1945: sette degli otto fratelli (una abitava fuori Ferrara) vennero prelevati da un gruppo di partigiani dalla loro casa a Pieve di Cento (con loro anche la ventenne Ida). Non fecero più ritorno. Gli autori di quell’esecuzione sommaria vennero processati e condannati.
Ora, “dalla sentenza relativa all’omicidio – ricostruisce Nalin – risulta attestata la partecipazione di tutti i fratelli maschi al Partito nazionale fascista e successivamente di Dino e Marino al Partito fascista repubblicano e alle sue milizie”. Non solo: “dalla ricostruzione delle vicende storiche degli anni 1943-45 risulta che la Brigata Nera di Pieve cui appartenevano i due fratelli maggiori Govoni aveva terrorizzato la pianura bolognese con decine di assassini, incendi e razzie: si ricorda in particolare la fucilazione ad Argelato il 9 agosto 1944 di sei ostaggi – tra i quali il 65enne professore centese Oreste Vancini, già assessore comunale e consigliere provinciale a Bologna”.
A rinvigorire la tesi di Nalin contribuiscono inoltre i recenti studi (Adelmo Caselli, Prelevati, Bagnoli1920 editore 2010, 120-125 e passim), secondo i quali “Marino Govoni avrebbe militato dapprima nelle Brigate Nere della provincia di Ravenna, che il 17 ottobre 1944 avevano compiuto insieme ai nazisti l’eccidio di 22 civili a Massalombarda, e successivamente sarebbe stato trasferito in provincia di Parma, mentre il 17 marzo 1945 Dino e Augusto Govoni, in base a indicazioni date loro dalla sorella Ida, sarebbero stati coinvolti nella soppressione di Giovanna Cevolani e nel tentato omicidio del di lei marito Ido Cevolani, quest’ultimo – cognato di Ida Govoni – più volte definito dai Govoni “traditore” o “comunista””.
Tutti motivi per i quali secondo l’esponente della Federazione della Sinistra sarebbe opportuno “modificare l’attuale intestazione in ‘piazza Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – magistrati caduti nella lotta alla mafia – Palermo, 23 maggio – 19 luglio 1992’”.
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