Prosegue la battaglia di Radicali e Associazione Luca Coscioni perché, dopo l’istituzione, si proceda anche all’attivazione del registro per la raccolta delle dichiarazioni anticipate di trattamento.
I pannelli ani Mario Zamorani e Paolo Niccolò Giubelli e Stefano Droghetti dell’Associazione Coscioni, hanno reso noto che, come preannunciato, ieri hanno recapitato al sindaco Tagliani e al segretario comunale una memoria giuridica circa la non attuazione della delibera che istituisce a Ferrara il Registro dei testamenti biologici.
Il documento esprime precise valutazioni sulla Circolare ministeriale del 19 novembre 2010 dei Ministri dell’Interno, del Lavoro e Politiche Sociali e della Salute, che afferma come tale materia rientri nella competenza esclusiva del legislatore nazionale, ritenendo che l’intervento del Comune nella cosiddetta materia del fine vita sia “esorbitante rispetto alla competenze proprie dell’ente locale e si traduca in un provvedimento privo di effetti giuridici”.
“La questione così come viene affrontata dalla circolare in oggetto – si legge nelle osservazioni giuridiche – non è condivisibile in punto di diritto”.
Prima una premessa in merito al valore giuridico delle circolari ministeriali, che “non sono giuridicamente vincolanti per i destinatari della stessa”: “sono, infatti, atti amministrativi valevoli solo nei rapporti interni”. In tal senso viene citato un principio di ordine generale enunciato dalla Corte di Cassazione, chiamata a decidere in materia di inosservanza di una circolare dell’Agenzia delle Entrate. “Pertanto – se ne deduce – le circolari non contenendo norme di legge, non possono essere vincolanti sotto il profilo giuridico. Né, tantomeno, lo sono verso i Comuni: i quali non sono sottoposti ad alcun Ministero avendo funzioni amministrative proprie e concorrendo a formare la Repubblica. Ed, infatti, la circolare ministeriale in tema di fine vita, non a caso ha come diretti destinatari le singole Prefetture e non i Comuni”.
Quindi, in merito al contenuto della circolare, la memoria sostiene che l’affermazione sul ruolo dei Comuni in materia di fine vita “si basa su un presupposto errato in diritto: quello secondo cui i Comuni interverrebbero per disciplinare la materia in questione”. “I Comuni, invero – si confuta – nell’istituire i registri per la raccolta delle dichiarazioni anticipate di trattamento, non pretendono in alcun modo di disciplinare la materia”. Verrebbe così a cadere ogni contrasto tra i registri e il contenuto della circolare ministeriale.
Se ne conclude che “sembra legittima l’istituzione e la gestione di tali registri, da parte dei Comuni, non essendoci alcuna violazione di leggi statali”. “Si può ritenere – si afferma in chiusura – che i presupposti della legittimità della istituzione e tenuta dei registri, in via generale possa essere ricondotta allo svolgimento delle funzioni amministrative del Comune riguardanti la popolazione ed il territorio comunale, nei settori organici dei servizi alle persone e alla comunità. Infatti, la suddetta attività si limita sostanzialmente a contenere la mera notizia che tali dichiarazioni sono state rese […]. Né, di conseguenza vi è alcuna pretesa da parte dei Comuni di attribuire efficacia giuridica alla tenuta dei registri”.
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