
Il pm titolare delle indagini, Filippo Di Benedetto
Rimarrà in carcere Matteo Ricci, il 32enne forlivese accusato della morte di Filippo Zambelli. Ieri pomeriggio si è tenuta l’udienza di convalida davanti al gip Silvia Marini, che ha disposto la custodia cautelare in carcere per omicidio volontario. Alle 14 il giovane, scortato dalla polizia penitenziaria, è stato ascoltato a porte chiuse alla presenza del pm Filippo Di Benedetto e dell’avvocato difensore Ginevra Campalani. “Ha confermato quanto detto nel corso del primo interrogatorio – spiega a margine il legale -, evidenziando come non si aspettasse le conseguenze di quel gesto, del tutto imprevedibile”.
Secondo la ricostruzione fornita indirettamente dall’avvocato, Ricci dopo aver sferrato il pugno (“il primo pugno che do in vita mia”) se n’è andato via. “Speriamo che le persone che erano al Renfe e possono aver visto qualcosa si facciano vive per parlare con gli inquirenti”, si augura Ginevra Campalani.
Non si sa ancora, infatti, chi e quanti abbiano assistito alla scena. “Matteo non sa dire chi ci fosse intorno”, ribadisce il difensore, ricordando che a monte del gesto del 32enne c’è stato uno spintone che ha gettato a terra la sua ragazza. “Il diverbio è nato all’interno del locale e la sicurezza ha fatto uscire Zambelli; in quell’occasione avrebbe avuto un comportamento molesto nei confronti della fidanzata di Ricci, rompendole un’unghia”.
Poco dopo la coppia è uscita per fumare una sigaretta. Qui avrebbe visto il 39enne “furioso per essere stato messo alla porta”. “Ce l’aveva con i buttafuori – continua Campalani – e voleva consegnare il proprio giubbotto agli astanti per rientrare”. Ironia della sorte lo ha dato proprio alla ragazza con cui aveva litigato poco prima. “Lei glielo ha tirato contro dicendogli di smettere”. Qui Zambelli avrebbe reagito con una spinta che ha fatto cadere a terra la giovane e si è allontanato, dirigendosi verso Foro Boario, all’altezza della pasticceria in angolo con via Bologna.
“Ricci gli è corso dietro, lo ha affrontato e gli ha sferrato il pugno”, continua la ricostruzione, questa volta per bocca del pm, che apprezza “l’atteggiamento processuale positivo dell’indagato: ha detto tutta la verità”. Sulla posizione di Mohamad Muaht, il 29enne giordano indagato per concorso in omicidio, invece, Di Benedetto si limita a dire che “la sua posizione è al vaglio delle indagini”, precisando comunque che “al momento no sono state individuate altre posizioni passibili di responsabilità”.
“Lo stesso Ricci – aggiunge il magistrato – ha affermato che nessun altro ha partecipato alla lite”.
Quanto al secondo indagato, Muaht, l’avvocato Gaetano Forte attende l’esito delle indagini e delle operazioni peritali. L’autopsia e l’esame tossicologico sono stati eseguiti questa mattina. I consulenti Stefano Malaguti e Francesca Righini depositeranno le loro conclusioni entro 60 giorni.
Al momento l’avvocato non ha svolto indagini difensive. “Ci fidiamo completamente di quelle svolte in maniera puntuale dai carabinieri dell’Arma – conferma -; solo al loro esito valuteremo se muovere eventuali osservazioni al pm”.
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