Putti, putte e asini. San Giacomo vola, San Giorgio resiste e Santo Spirito rimonta
Inizia col botto il Palio 2025 tra scatti fulminei, strategie vincenti, sorpassi e asini indomabili. San Giacomo vince la gara dei putti, I
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Mentre il corteo storico sfilava in direzione di Piazza Ariostea, dove si sarebbero disputate le tradizionali corse del Palio, un gruppo di attivisti ha alzato la voce contro l'uso di cavalli e asini nell'evento
La procura dovrebbe aver finito le indagini per i decessi di due donne di 81 e 70 anni all'ospedale di Cona nel luglio del 2023. Si attende quindi la notifica del 415 bis agli indagati mentre la lista dovrebbe essere ridotta da 22 a 5
Tragedia a Visso, in provincia di Macerata, dove il 70enne Ottavio Remondini di Copparo è morto in un incidente stradale, finendo in una scarpata mentre era in sella alla propria moto Yamaha 900
Una mattinata intensa, fatta di riflessioni, scambi accesi e una domanda di fondo: che ne è oggi della libertà di stampa? È attorno a questo interrogativo che si è sviluppato il convegno organizzato dall’Associazione Stampa Ferrara in occasione dei suoi 130 anni, con l’evento “Le tante facce della giustizia e dell’informazione: libertà di stampa tra diritti/doveri, poteri e responsabilità”
“Federico è stato una pietra di scandalo, nel senso evangelico del termine, perché di fronte alla sua tragedia ognuno di noi si è dovuto schierare. Anche chi ha scelto il silenzio si è schierato”. È don Domenico Bedin a parlare. E le sue sono parole che escono con la forza di uno sfogo a lungo trattenuto.
L’occasione arriva dalla presentazione capitolina alla libreria Bibli di via dei Fienaroli a Trastevere del libro “Aldro”. Con lui a Roma, per commentare l’opera della ferrarese Francesca Boari, erano presenti lunedì pomeriggio, oltre alla madre di Federico Adrovandi, Patrizia Moretti, il prof. Carlo Bordini (che insegna Storia Moderna all’università “La Sapienza”), Federica Margaritora (caporedattrice di Radio in blu), Stefania Zuccari (madre di Renato Biagetti).
Don Bedin ha preso spunto dal titolo dell’iniziativa, “Pietra d’inciampo”, organizzata dagli amici romani di Federico , per spiegare che nella vicenda del ragazzo morto 5 anni fa durante una colluttazione con quattro agenti di polizia “la pietra di inciampo è stata un’altra madre”: Anne Marie Tsegue, l’unica testimone oculare che ha testimoniato volontariamente al processo.
“Quando Anne Marie Tsegue vide i quattro poliziotti contro Federico – ricorda Bedin -, chiamò il figlio, per fargli vedere cosa succedeva a non comportarsi bene e fare tardi. Quando si accorse però della violenza che si stava compiendo lo mandò a letto e si nascose lei stessa dietro le persiane. Poi ha accettato di testimoniare perché lei è una donna profondamente giusta. E ha dei figli. E ascolta la voce che, da credente, viene da Dio”.
A differenza di questa donna camerunese, invece, “tante istituzioni sono inciampate. Ad esempio, e mi spiace doverlo dire, è inciampata la Chiesa di Ferrara – continua il presidente di Viale K -. Quando mi resi conto della gravità di quanto era successo, cercai di coinvolgere la comunità cristiana e un po’ alla volta mi sono accorto che per molti era più facile difendere le istituzioni, a prescindere da come fossero avvenuti i fatti”.
Il relatore fa notare come i genitori di Federico “non furono nemmeno ricevuti a Ferrara dal vescovo Paolo Rabitti, mentre vennero ricevuti e parlarono a lungo con il cardinale Tonini a Ravenna”. Non solo. Don Bedin svela particolari inediti di quel periodo: “il giorno della manifestazione nazionale, a un anno di distanza dalla morte di Federico, si scelse di tenere le porte del duomo chiuse e io ricevetti una telefonata “paterna” con la quale mi fu cortesemente vietato di parteciparvi”.
Ecco forse allora cosa intendeva don Bedin al principio del suo discorso, quando specifica che anche chi ha scelto il silenzio si è schierato: “eppure alla festa della Polizia di stato, pochi giorni dopo, il vescovo partecipò. Ricordo ancora le sue parole: ‘Sono con voi in un momento molto difficile per la vostra realtà’”.
“Ancora oggi la Chiesa estense non è capace di fare autocritica – conclude amaro il sacerdote della parrocchia di Sant’Agostino di Ferrara -: la vicenda di Federico per la nostra comunità cristiana non esiste. Eppure io credo che una comunità può crescere quando si raffronta con questi drammi e si mette dalla parte della verità. Più che la cronaca e il processo, sarà la storia a giudicare”.
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