Cronaca
15 Luglio 2010
Due anni per il muro che seppellì gli operai a Correggio

Terza condanna per le due morti sul lavoro

di Marco Zavagli | 2 min

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Il cantiere teatro della tragedia

È arrivata ieri dal tribunale di Ferrara la terza condanna per omicidio colposo per il muro che crollò all’improvviso schiacciando Lhazar Slimane e Natale Floriddia. Il giudice ha accolto la richiesta del pm Filippo Di Benedetto e ha comminato una pena di due anni – oltre alle spese processuali e a provvisionali di centinaia di migliaia di euro per i familiari costituiti parte civile – a Gianni Cantelli, il responsabile della sicurezza del cantiere.

Erano le 9.15 del 25 maggio del 2007, quando cinque operai di un cantiere in via dell’Unione a Correggio, vicino a Baura, frazione a est di Ferrara, mentre lavoravano alla ristrutturazione di un fienile, stavano trasportando una serie di travi per sgomberare il terreno e poter procedere a imbastire le impalcature di quello che doveva diventare un complesso di appartamenti. Durante lo spostamento della seconda trave improvvisamente un pezzo di muro lungo otto metri franò addosso ai due che si trovavano all’estremità, quella più vicino al fienile.

Natale Floriddia

Sotto le macerie morirono Natale Floriddia, 34 anni, e Lazhar Limane, tunisino 33enne. Un incidente “prevedibile ed evitabile” secondo la procura.

Per quella tragedia erano già stati condannati Giancarlo Gavioli (a 1 anno e 8 mesi in patteggiamento), titolare della ditta di Corlo che stava ristrutturando il fienile, e Paolo Baccarini (a 1 anno e 4 mesi in rito abbreviato), il legale rappresentante della ditta Eufemia Costruzioni srl, committente dei lavori di ristrutturazione del fienile il committente dei lavori.

Lhazar Limane

Prima di commentare la sentenza la difesa di Cantelli, rappresentata dagli avvocati Antonio Salvatore di Ferrara e Marco Petternella del foro di Rovigo, aspetta il deposito delle motivazioni, “anche se sicuramente faremo appello – anticipa Salvatore – contro il risultato di un processo basato su sofisticati tecnicismi e figlio di una normativa farraginosa in materia”. “Rimaniamo convinti – aggiunge il penalista – della assoluta mancanza di ogni possibilità di attribuire al nostro assistito la responsabilità di quel tragico evento”.

Soddisfatti invece gli avvocati di parte civile, con l’avvocato Giampaolo Remondi che rappresentava la famiglia di Floriddia, Alessandro Veronesi per il figlio di Limane e Luca Perlari per la famiglia.

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