Per il giudice d’appello quella notte non ci fu uno stupro di gruppo. Era il 4 settembre 2008 quando una ragazza moldava di 30 anni venne ricoverata al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna. Il referto stilato dai medici del 118 aveva messo nero su bianco qualcosa di ben più grave di quello che all’apparenza sembrava il residuo di una lite tra connazionali. La donna presentava segni di violenza carnale inequivocabili. Secondo la ricostruzione degli inquirenti la 30enne era stata attirata all’interno del Palaspecchi in via Beethoven da un conoscente e qui picchiata, stuprata e rinchiusa da tre persone in uno dei locali usati allora come alloggio di senzatetto.
Per quei fatti vennero arrestati dai carabinieri tre persone che nel maggio dello scorso anno vennero condannati per violenza sessuale di gruppo, tentato sequestro di persona, tentata estorsione e lesioni in concorso.
Davanti al gup Silvia Migliori i tre avevano optato per il rito abbreviato che consente, in caso di sentenza sfavorevole, lo sconto di un terzo della pena. Il giudice di primo grado condannò a 8 anni il rumeno Petru Hurduc, 31 anni, e il moldavo Victor Vesca, 44. Sette anni invece per l’altro rumeno Mihai Botosneanu, 43 anni.
E ieri, davanti al giudice d’appello, Hurduc (assistito dagli avvocati Federico Orlandini e Fabio Monaldi) e Vesca (avvocato Luigi Sciacovelli) si sono visti ridotti le pene a 6 anni e 4 anni e Botosneanu (difeso dall’avvocato Daniela Vitali) a 8 mesi. La difesa è riuscita infatti a convincere il tribunale di seconda istanza che quello subito dalla ragazza non fu uno stupro di gruppo, bensì una violenza sessuale provocata da condotte estemporanee, senza un disegno univoco dei tre.
È caduta anche per i tre l’accusa di tentata estorsione e quella di lesioni per Botosneanu. Le motivazioni della sentenza verranno depositate tra 90 giorni.
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