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21 Marzo 2010
Piena tracciabilità per il diritto dei consumatori di conoscerne l’esatta provenienza

Olio extravergine, il Tar salva l’etichetta antifrodi

di Tiziano Argazzi | 4 min

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Nell’ottobre di due anni un decreto ministeriale del Ministero delle Politiche Agricole, alimentari e forestali recante “Norme in materia di indicazioni obbligatorie nell’etichetta dell’olio vergine ed extravergine”, stabilì per tutti gli imbottigliatori l’obbligo di indicare nell’etichetta la provenienza delle olive impiegate per la produzione dell’olio vergine ed extravergine di oliva. Il provvedimento dell’allora ministro De Castro venne salutato da tutti come una grande vittoria per produttori e consumatori. Infatti i primi hanno ottenuto  una sicura valorizzazione  del Made in Italy ed i consumatori hanno  la possibilità di conoscere l’origine delle olive e dell’olio che intendono comprare.

Ebbene nei giorni scorsi il TAR del Lazio non ha accolto   il ricorso presentato da alcune organizzazioni di rappresentanza dei frantoiani e delle imprese di commercializzazione dell’olio rigettato con cui si richiedeva la sospensiva  per il  predetto decreto ministeriale. I Giudici amministrativi hanno messo nero su bianco che la fondamentale finalità di assicurare la piena tracciabilità dell’olio di oliva, prevale rispetto all’esigenza prospettata dai ricorrenti di non avere a proprio carico ulteriori adempimenti burocratici, quali quelli relativi alla predisposizione di specifici registri, cui non sarebbero tenuti gli olivicoltori che vendono direttamente al consumatore finale.

Non solo. Il TAR non ha nemmeno ritenuto che tali adempimenti burocratici siano in grado di ledere la concorrenza tra le imprese del settore oleario.

Grazie a questa sentenza al momento di assaggiare  un olio extravergine di oliva per apprezzarne il profumo, il gusto piccante ed il retrogusto a volte amarognolo (un grandissimo pregio per il gusto e la salute) si continuerà ad avere la certezza che la produzione, la lavorazione e l’imbottigliamento sono rigoramente Made in Italy.

La Coldiretti, nel commentare la sentenza  ha riferito, che dai dati del Nas dei carabinieri, le frodi  nel   settore dell’olio extravergine di oliva sono diminuite del 30-35 per cento in sei mesi. Ciò grazie all’entrata in vigore del regolamento sull’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta. Si tratta di un segnale importante che conferma la necessità di stringere le maglie della normativa a livello nazionale e comunitario per valorizzare e difendere i primati del Made in Italy e garantire la sicurezza alimentare dei cittadini.

Sempre secondo la Coldiretti il danno ai consumatori e alle imprese agricole italiane, causato dal falso Made in Italy a tavola dovuto alla vendita di prodotti alimentari pagati come italiani senza esserlo è stimato in 70 miliardi e riguarda in Italia due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta e oltre un terzo della pasta che è ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori.

Secondo l’indagine Coldiretti-Swg la quasi totalità dei cittadini (97 per cento) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti, per colmare una lacuna ancora presente nella legislazione comunitaria e nazionale, ma in Italia la metà della spesa è ancora anonima. Il pressing della Coldiretti ha portato all’obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, all’arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova, all’obbligo di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004, il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, all’obbligo scattato il 7 giugno 2005 di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, all’etichetta del pollo Made in Italy per effetto dell’influenza aviaria dal 17 ottobre 2005 e all’etichettatura di origine per la passata di pomodoro a partire dal 1 gennaio 2008. Dal primo di luglio è arrivato anche l’obbligo di indicare l’origine delle olive impiegate nell’extravergine, ma molto resta ancora da fare e per oltre il 50 per cento della spesa – conclude la Coldiretti – l’etichetta resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali, ma anche per il latte a lunga conservazione e per i formaggi non a denominazione di origine.
 
 
L’Etichetta con l’origine sulle tavole degli italiani 
 

Cibi con l’indicazione di provenienza
 
E quelli senza
 
Carne di pollo e derivati Pasta
Carne bovina Carne di maiale e salumi
Frutta e verdura fresche Carne di coniglio
Uova Frutta e verdura trasformata
Miele Derivati del pomodoro diversi da passata
Passata di pomodoro Latte a lunga conservazione
Latte fresco Formaggi non dop
Pesce Derivati dei cereali (pane, pasta)
Extravergine di oliva Carne di pecora e agnello

 
Fonte: Elaborazioni Coldiretti

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