Cronaca
3 Marzo 2010
Il pm Proto chiede pene fino a due anni e mezzo. Venerdì la decisione

Aldrovandi bis, le richieste della procura

di Marco Zavagli | 3 min

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Una giornata nella quale il pm Nicola Proto ha chiesto la condanna a due anni e mezzo per l’ex capoturno della centrale operativa della questura Marcello Bulgarelli (imputato di falsa testimonianza, omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento), un anno e mezzo per l’ufficiale di polizia giudiziaria Marco Pirani (omissione di atti d’ufficio), e la richiesta di rinvio a giudizio per l’addetto all’ufficio denunce il 25 settembre 2005 (il giorno della morte di Federico Aldrovandi) Luca Casoni (falsa testimonianza, omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento).

Casoni, difeso dall’avvocato Alberto Bova, è infatti l’unico dei quattro poliziotti ad aver richiesto il giudizio dibattimentale, mentre gli altri tre hanno optato per il rito abbreviato. Tra questi anche Paolo Marino, difeso dall’avvocato Eugenio Gallerani, all’epoca dirigente dell’ufficio volanti (accusato di omissione di atti d’ufficio), la cui posizione era stata inizialmente stralciata per poter ascoltare l’esame in qualità di teste della pm Mariaemanuela Guerra.

Una grossa fetta della discussione di ieri è stata dedicata alla famosa telefonata tra Casoni e Bulgarelli, nella quale si sentirebbe la parola “stacca”. Una decifrazione contestata dall’avvocato di Bulgarelli, Dario Bolognesi, che ha ricordato come il sistema di registrazione delle chiamate del centralino del 113 differisse da quello dei carabinieri, preso in considerazione dal giudice Caruso in sede dibattimentale nel processo “madre”, quello per omicidio colposo, definito in primo grado con la condanna dei quattro agenti che ebbero la colluttazione con Federico con la condanna a 3 anni e 6 mesi.

Non sarebbe così facile – ipotizza Bolognesi – individuare la telefonata incriminata. E anche il famoso “stacca, secondo la difesa, sarebbe semplicemente il rumore della cornetta che viene attaccata. Una ricostruzione, però, che verrebbe smentita da quanto detto da Casoni durante il primo processo.

Quanto a Pirani, invece, l’omissione si spiegherebbe con una semplice dimenticanza, secondo l’avvocato Gianluigi Pieraccini: “questa omessa trasmissione non ha tolto né aggiunto nulla al corso degli eventi”. Pirani non consegnò al pm il foglio 688, la parte del brogliaccio della questura dove si notano delle correzioni a matita relative agli orari di intervento delle volanti in via Ippodromo. “Ma quanto vi era annotato – fa notare Pieraccini – era già incluso autonomamente nel fascicolo della pubblica accusa”. Quel foglio, inoltre, “fu acquisito da Pirani – continua il legale – in maniera discrezionale, agendo di iniziativa in qualità di ufficiale di polizia giudiziaria: il reato che gli viene contestato contempla invece un atto d’ufficio”.

Si dice “convinto della bontà dell’impianto accusatorio”, invece Fabio Anselmo (difensore di Patrizia Moretti, la madre di Federico), che si concede un apprezzamento per quanto avvenuto in aula: “un confronto leale che a mio avviso ha fatto emergere la verità”.

Per l’altro avvocato di parte civile (insieme a Riccardo Venturi che rappresenta il padre, Lino Aldrovandi) Patrizia Pisa – legale del fratello di Federico, Stefano -, “ci sono responsabilità evidenti, confermate dalle dichiarazioni degli stessi imputati. Ora aspettiamo la sentenza”.

Sentenza, di proscioglimento o condanna, che arriverà giovedì. L’udienza inizierà alle 9 con la discussione sulla posizione di Marino, per proseguire con la decisione in merito agli altri tre poliziotti.

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