La ricostituzione delle cooperative dopo la Guerra è stata sostenuta finanziariamente dal versamento delle quote sociali dei cooperatori, da diffuse sottoscrizioni, dai prestiti e dalle ipoteche su poveri averi di soci richieste a garanzia dalle banche. Sono stati atti generosi e di fiducia, motivati dai principi di fondo della Cooperazione come esperienza concreta di autonomia nelle prestazioni di lavoro e di attività d’impresa, con obiettivi sociali e politici di avanzamento democratico, di progresso economico e di sostanziale solidarietà. Quell’atteggiamento e quel sentire animano ancora una consistente parte del popolo delle Coop. I prestiti raccolti per mille rivoli e nei tempi lunghi sono così sommati in una grande massa finanziaria che interessa milioni di persone (di famiglie) e che il movimento cooperativo può presentare come credenziale per operazioni di interesse non sempre rispettose dei presupposti di prudenza e di proprietà d’uso che li possono garantire, come infatti è successo nel dissesto della Coopcostruttori di Argenta nel 2003. Nei bilanci di diverse Coop di cui ho conoscenza, la voce “rendite finanziarie” in gran parte derivate da operazioni con i soldi dei prestiti ha un notevole rilievo: il prestito è una realtà che non va in alcun modo tradita. Noi ex soci sovventori coinvolti nel crac della Coopcostruttori abbiamo avuto in sei anni la restituzione dei prestiti per un valore dal 40 al 50% come atto di solidarietà promosso da Legacoop regionale, senza alcun programma di risarcimento a riconoscimento di un diritto. Un primo positivo scossone è stato l’inserimento nel processo in corso come parte civile di un numero consistente di soci prestatori. Si deve consapevolmente prendere atto che i nostri risparmi sono affidati alla buona fortuna dei bilanci, senza sbarramenti protettivi codificati in regole precise. La Cooperazione deve affrontare con determinazione questo problema alzando qualche barriera, anche se a livello più basso di quello adottato dalle banche e dalla Cassa Depositi e Prestiti. Un richiamo più forte e decisivo è l’invito a tutti i soci di ridurre al minimo i loro prestiti alle Coop, come segnale di un disagio che va contenuto con atti concreti e regolamentati. Non si è soci buoni e meritevoli quando si portano i soldi e non si diventa nemici della Cooperazione quando se ne richiede la restituzione. Non si può pretendere che chi deve avere debba stare in ginocchio ed a mani tese aspettando carità; un diritto si sostiene stando in piedi con dignità, con fiducia nella serietà di chi ti ascolta.
Prof. Tiziano Bolognesi, Argenta