Hanno scelto tutti e tre il rito abbreviato per difendersi dalla gravissima accusa di stupro di gruppo di una minore. Lei, la vittima o presunta tale, all’epoca dei fatti 16enne, ieri, nell’aula del gip del tribunale di Ferrara, si è costituita parte civile.
La vicenda risale all’aprile del 2009. Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Filippo Di Benedetto, la giovane sarebbe stata violentata dal branco. Dai suoi stessi amici che frequentava insieme al suo ragazzo e con cui quella sera aveva passato una serata forse in discoteca. Lo sballo della Riviera è finito nell’appartamento dove hanno soggiornato tutti insieme per il ponte del 25 aprile.
Nella stanza accanto dormiva il suo fidanzato. Il resto della compagnia, tre ragazzi allora di 22 anni, era con lei nella stanza accanto. I tre l’avrebbero bloccata e poi, a turno, abusato di lei.
La mattina dopo la violenza si sarebbe ripetuta. Il fidanzato, che dormiva profondamente non si era accorto di nulla; anzi era uscito con uno dei tre senza sapere che gli altri due tornarono a infierire sulla vittima.
I giovani protagonisti di questa vicenda sono tutti residenti nel bresciano. La giovane vive in un paesino a pochi chilometri da quello dei suoi presunti aguzzini. Forse anche per questo, perché “costretta” a vedere praticamente ogni giorno i suoi violentatori (il ragazzo, all’oscuro di tutto continuava a frequentarli portandola fuori con loro), ha voluto tenersi tutto dentro. Fino a luglio 2008, quando confida quanto accaduto al fidanzato. Lui è sconvolto, ma riesce a trovare la forza di avvisare la famiglia di lei. I genitori la convincono a raccontare tutto ai carabinieri. Dalla caserma bresciana la denuncia viene trasferita per competenza a Ferrara.
Partono così le indagini condotte dai pm Filippo Di Benedetto e Nicola Proto. La 16enne viene sentita dalla procura estense due volte. Il suo racconto viene ritenuto attendibile e a luglio vengono disposte delle intercettazioni. Il primo interrogatorio dei presunti stupratori avviene in agosto. Loro si difendono parlando di rapporti sessuali consenzienti, versione ribadita ieri davanti al gip del tribunale di Ferrara Silvia Migliori, che li ha ascoltati a porte chiuse.
Il caso però si presenta subito molto complesso. Dopo essere stati arrestati e portati nel carcere dell’Arginone, i tre vennero liberati dal giudice del Riesame di Bologna. Il Tribunale della Libertà,
nella circostanza, affermò che “tutte le risultanze investigative sono caratterizzate da forte equivocità, che non consente di giungere, con elevato grado di certezza, ad un giudizio indiziario concludente”.
Conclusioni che sembrerebbero dovute a “plurime contraddizioni ed illogicità del racconto della persona offesa” e a una valutazione di un “comportamento anomalo ed ambiguo che la stessa avrebbe tenuto sia in costanza dei presunti abusi che successivamente agli stessi, e ciò sino al momento della presentazione della denuncia”.
Il tribunale aveva inoltre ritenuto che “proprio la denuncia, presentata solo tre mesi dopo i presunti abusi, venne formalizzata con modalità ed in un contesto tali da suscitare molte perplessità al punto di ritenere plausibile che la persona offesa, forse a seguito delle ingerenze dei propri familiari, sia stata indotta a denunciare i tre giovani ed abbia volutamente dato a rapporti sessuali consenzienti una diversa connotazione descrivendosi come vittima”. Su queste basi il tribunale felsineo ritenne “verosimile che la ragazza fosse consenziente”.
Contro quell’ordinanza fece ricorso la procura di Ferrara, ricorso dichiarato inammissibile dalla terza sezione della Corte di Cassazione.
Ma i magistrati ferraresi, evidentemente convinti delle proprie risultanze investigative, sono andati avanti per la loro strada e ieri, davanti al gip, i tre accusati di violenza sessuale aggravata hanno chiesto il rito abbreviato, dopo aver reso dichiarazioni spontanee nelle quali hanno ribadito che la giovane era consenziente.
La prossima udienza è fissata per il 29 aprile, quando verrà ascoltata la ragazza.
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