Cronaca
4 Dicembre 2009
La storia dello stabilimento chimico ferrarese vista dagli studenti del master in Comunicazione e giornalismo scientifico dell’università di Ferrara

Dossier Solvay

di Marco Zavagli | 3 min

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00013151-originalLo abbiamo chiamato “Dossier Solvay”. È il frutto della collaborazione iniziata quest’anno tra Estense.com e il master in Comunicazione e giornalismo scientifico dell’università di Ferrara. Sotto la guida dei docenti Michele Fabbri e Marco Bresadola, gli studenti del corso – provenienti da tutt’Italia – si sono cimentati in una sorta di pubblicazione di fine semestre, una tesi nella quale ognuno di essi ha preparato un articolo riguardante un tema che contempla sia il giornalismo tout court che il risvolto tecnico del giornalismo scientifico.

 

Ne è nato un corpus unitario, dove ogni articolo giustifica e fonda le premesse per quelli successivi. D’intesa con gli studenti, abbiamo scelto il tema attorno al quale sviluppare un percorso di approfondimento. Un tema che rivestisse al contempo i connotati dell’attualità, dell’area geografica di pertinenza e della materia di studio.

 

Il caso Solvay ci è sembrato il più appropriato, vuoi per il clamore che ha suscitato a inizio anno con il rinvio a giudizio di alcuni ex manager che amministrarono l’industria chimica a Ferrara fino all’anno della sua chiusura, vuoi per le permeabilità che le conseguenze e i dibattiti successivi a quell’anno hanno avuto per la comunità locale.

 

Fino al 1998 nello stabilimento (costruito all’inizio degli anni cinquanta) si trasformava il gas cvm, altamente cancerogeno, in pvc. In quasi quarant’anni di attività l’azienda ha creato attorno a sé un villaggio industriale, sorto ai bordi del petrolchimico, un corpo avulso dal resto della città, cresciuto di dimensioni man mano che nuovi operai arrivavano per entrare dai cancelli di via Marconi. “Cercavamo braccia e arrivarono uomini”, diceva Max Frisch.

 

E di uomini ne arrivano circa 400. Di quelli una sessantina sono morti di tumore. La difesa degli indagati ha sempre respinto ogni addebito, rivendicando anzi come “l’azienda si sia sempre attivata per la tutela dei propri operai”. Non la pensa così il legale David Zanforlini, avvocato di Legambiente che assiste gli ex dipendenti Solvay e si è costituito parte civile nel processo: “Finalmente inizia la partita – ebbe a dire -; la nostra è una giustizia lenta, ma inesorabile”.

 

Questo lavoro non vuole entrare negli aspetti prettamente processuali della vicenda, che vengono solo sfiorati, dal momento che un dibattimento è già in corso e toccherà ora a un giudice stabilire cosa avvenne o non avvenne all’interno dei cancelli di via Marconi. Quello che si vuole spiegare – o meglio riassumere, dal momento che altri si sono già assunti prima di noi questo compito – è il profilo scientifico, sociale e medico che ruota attorno a ciò che la Solvay ha rappresentato a Ferrara.

 

Questo il profilo che cercano di inquadrare i seguenti articoli:

Ferrara potrebbe diventare un precedente

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La nebbia sul petrolchimico

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