Politica
18 Ottobre 2010
La denuncia della senatrice ferrarese del Pd Maria Teresa Bertuzzi

“C’è una grande emergenza democratica”

di Redazione | 5 min

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“C’è una grande emergenza democratica”. È quello che denuncia la senatrice Pd Maria Teresa Bertuzzi. Di fronte all’attuale legge elettorale, che vedrà il voto della prossima primavera, in un quadro politico nazionale del tutto diverso da quello di due anni fa. E anche e soprattutto considerando gli effetti di questa normativa sulle dinamiche interne ai partiti, che si riflettono direttamente nel rapporto con l’elettorato: “l’altra grande distorsione di questa legge elettorale – ha dichiarato la parlamentare in questa intervista rilasciata a Estense.com – è quella della nomina dei rappresentanti in Parlamento da parte delle segreterie: è questa la grande emergenza che dovremmo affrontare”.

La senatrice sostiene e precisa la sua denuncia della “grande emergenza democratica” lanciata dal segretario nazionale Pierluigi Bersani, che prefigura le elezioni in “una situazione molto diversa da quella che si era presentata nel 2008, con due poli ben definiti e con il premio di maggioranza che era quello che doveva essere il bastone di supporto alla governabilità. Questo – ha dichiarato Bertuzzi – non ha funzionato. E non solo: ci troviamo ad avere tre poli e rischiamo che la forza politica che raggiunge il 35% dei voti, possa avere il 55% dei rappresentanti all’interno delle Camere, con la conseguenza che questi andranno a decidere di tutto, anche della elezione del nuovo Presidente della Repubblica”.

Per questo la senatrice condivide “la grande coalizione ipotizzata da Bersani”, che “sostenga un governo veloce di transizione per la stesura della nuova legge elettorale”.

Bertuzzi esprime “l’estrema positività” della sua esperienza in Parlamento, che si caratterizza per “l’elevatissima operosità della maggior parte dei singoli parlamentari”. Di pari passo la senatrice registra la “difficoltà di rendere produttivo il lavoro che si fa all’interno di queste istituzioni”. Una situazione “estremamente frustrante”, poichè “si trattano proposte che vengono dal governo e le discussioni in Parlamento sono blindate”. A titolo di esempio, Bertuzzi ricorda quanti voti di fiducia siano stati richiesti e il tempo di discussione concesso anche su provvedimenti importanti “dalla manovra finanziaria alla riforma universitaria”.

A ciò, va ad aggiungersi “la difficoltà di trovare canali di comunicazione che ci consentano di trasmettere con credibilità qual è la situazione drammatica di questo Paese, sia dal punto di vista della difesa dei pilastri fondativi della nostra democrazia, sia per l’immobilismo diffuso che sta svuotando e rattristando le energie migliori del nostro Paese”.

Bertuzzi annuncia “battaglia”. “Lo sforzo grande – auspica la senatrice – è proprio quello di fare una battaglia utilizzando gli strumenti democratici in cui noi crediamo”. “Usciamo dai conformismi – dice Bertuzzi – che oggi ci portano ad avere una politica che è diventata tifoseria”. Secondo la senatrice “la complessità delle grandi sfide che il nostro Paese deve affrontare in questo momento fatica ad essere liquidato con formulette e questo richiede sforzi molto più lunghi rispetto alla velocità del nostro tempo”.

“A me – auspica la senatrice – piacerebbe tanto ricreare delle occasioni in cui idee diverse si possano confrontare avendo di fronte delle platee piene di cittadini che fossero messi nelle condizioni di valutare le proposte”. Bertuzzi esprime un’idea di partito aperto alla discussione: “abbiamo costituito degli organismi a tutti i livelli in cui ogni iscritto e simpatizzante dovrebbe avere la possibilità di esprimere il proprio pensiero, per arrivare ad un confronto e una sintesi dl Pd e non ai desiderata di qualche singolo”.

Per questo, “dobbiamo imparare a usare quei luoghi della discussione e della sintesi che abbiamo costituito faticosamente con dei processi democratici”.

Discussione come modus operandi del partito. Legalità come “tema principale”, “prerequisito alla costruzione di di qualsiasi progetto”, perchè “se lo stato – sostiene Bertuzzi – non riesce a garantire la convivenza tra le persone e consente che ci sia un sistema parallelo che governa i rapporti economici e sociali non è uno stato all’altezza delle grandi democrazia occidentali”. Da questa considerazione la senatrice lancia un’accusa al governo, che, come nel caso del “processo breve”, “usa in modo strumentale una questione vera [la lunga durata dei processi, ndr] per costruire uno scudo per il premier”.

Agricoltura. “Sicuramente non è un settore che oggi è nell’agenda di questo governo”. La senatrice, che è componente della Commissione permanente Agricoltura, muove alcune considerazioni sulle politiche del settore: “Tutte le grandi sfide – sostiene la parlamentare – dalla sicurezza alimentare alla sostenibiltà ambientale, si incrociano con l’agricoltura”. Sfide che però non sarebbero colte dal nostro Paese: “In due anni e mezzo in cui sono in Parlamento, l’agricoltura non è mai stata nominata nelle manovre finanziarie, nè negli 8 decreti anticrisi. Oltre a ciò, i tagli inferti sono tali da aver messo in grandissime difficoltà le aree meno avvantaggiate del nostro Paese”. È proprio ora, invece, che occorre “riposizionare il settore economico dell’agricoltura al pari degli altri, costruendo una prospettiva politica che possa consentire agli imprenditori agricoli di programmare la propria attività sul medio e lungo termine giocando un ruolo di protagonisti: non è più il tempo dell’assistenzialismo”. Un ruolo nuovo che settore dovrà giocarsi, “da un lato riconoscendo il valore di bene pubblico dell’attività agricola e dall’altro misurandosi con una competitività di tipo globale”. Il rilancio delle aziende agricole sarà possibile lavorando sull’efficienza e sulla offerta, ma anche “su uno dei problemi strutturali più grandi del settore, il ricambio generazionale degli imprenditori”. Si pensi, ricorda la parlamentare, che “solo il 3% hanno meno di 35 anni e il 40% sono over 65”. Mentre per quanto riguarda la manodopera, “in questi ultimi anni è chiaro quanto sia necessario disporre di forza lavoro che proviene da altri Paesi. C’è un tema di fondo però – sottolinea Bertuzzi -: che soprattutto in alcune aree del nostro Paese c’è bisogno di unire il tema del lavoro a quello della legalità”. Una “riforma agraria” è ciò che auspica Bertuzzi, quale “strumento attraverso cui anche il ripristino della legalità potrebbe aiutare quei luoghi [di arretratezza del settore, ndr] a costruire un sistema di coesione sociale che oggi risulta sicuramente contaminato da infiltrazioni che poco hanno a che vedere con la nostra idea di settore agricolo e che sa competere al pari degli altri”.

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