Terre del Reno
8 Ottobre 2010
Caduta l’ipotesi più grave dell’associazione a delinquere. Assolti una socia e il veterinario

Tre condanne e due assoluzioni per Animalandia

di Marco Zavagli | 3 min

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Mirabello. Tre condanne e due assoluzioni. È l’esito del processo Animalandia, che vedeva alla sbarra i titolari del negozio di animali di Mirabello “Animalandia” (Marco Ferraresi, Elisa Pocaterra, Michela Zucchini, Violetta Chiodi) e del medico veterinario Vittorio Mantovani. per loro le accuse a vario titolo erano frode in commercio e falso. Su tutto incombeva poi la più grave accusa dell’associazione a delinquere.

Il caso esplose nel febbraio 2008, dalle indagini della polizia provinciale, mirate a verificare una serie di presunte irregolarità compiute dai gestori ai danni dei propri clienti e degli animali venduti o tenuti in custodia all’interno dell’esercizio. Cuccioli di cani e gatti che sarebbero stati strappati prematuramente alla madre per essere importati dai paesi dell’Est con passaporto falso per mascherarne l’età, troppo bassa e comunque inferiore a quella necessaria per le vaccinazioni. Alcuni cuccioli di cani e gatti, inoltre, avrebbero accusato problemi sanitari di vario tipo e sarebbero deceduti dopo pochi giorni dall’acquisto.

Per i cinque imputati la pm Barbara Cavallo aveva chiesto un anno e sei mesi. Secondo la procura, infatti, esisteva un disegno criminoso che collegava le persone coinvolte nel commercio illegale di cuccioli.

Un’ipotesi rigettata invece dal giudice collegiale (Caruso, presidente, Marini e Attinà, a latere, emetterà la sentenza), che ha assolto tutti da quest’ultimo capo di imputazione.

Non solo dall’associazione, ma da tutti i capi contestati, sono stati assolti Mantovani (che secondo l’accusa sarebbe stato “il medico di fiducia di Animalandia”) e Michela Zucchini, una dei soci (20% delle quote).

Pene più miti rispetto a quelle chieste dal pm hanno avuto anche Violetta Chiodi (per lei riconosciuti 3 dei 36 capi di imputazione contestati), condannata a 8 mesi ed Elisa Pocaterra (legale rappresentante della ditta), condannata a un anno.

Il tribunale ha usato invece la mano pesante con Marco Ferraresi. Per lui 2 anni e 3 mesi: più di quanto chiesto dal pm nonostante fosse caduta l’ipotesi associativa.

“Dal punto di vista difensivo è andata benissimo” è il commento al termine dell’udienza dell’avvocato Massimiliano Bacilieri, difensore dei titolari del negozio. “Tutto il teorema accusatorio – aggiunge – era nato attorno all’ipotesi di associazione a delinquere, che non è stata nemmeno presa in considerazione dal tribunale”. Per Ferraresi, invece, “mi sfugge il motivo di una pena così greve; sicuramente ricorreremo in appello una volta lette le motivazioni della sentenza (il cui deposito è previsto entro 90 giorni, ndr)”.

Più che soddisfatto è poi il difensore di Vittorio Mantovani, l’avvocato Luca Esposito, secondo il quale “la nostra linea difensiva ha trovato riscontri nella fase dibattimentale ed evidentemente ha convinto il giudice. Soprattutto per quanto riguarda l’associazione a delinquere. Ogni qualvolta Mantovani riscontrava un problema lo segnalava: sarebbe stato davvero un cattivo sodale…”.

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