Codigoro
1 Ottobre 2010
Nuova lettera dei dissidenti. E spunta una nuova sede a 30 m da quella ufficiale

Separati in casa nel Pd di Codigoro

di Redazione | 3 min

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Annalisa Felletti

Codigoro. Presunte falsità, metodo dell’insabbiamento e una nuova sede a 30 metri di distanza da quella ufficiale. promette di gettare benzina anziché acqua sul fuoco la nuova esternazione della minoranza del Pd di Codigoro.

“Sono state raccontate molte falsità”. A sostenerlo sono i sei dissidenti del Circolo del Partito democratico. La saga della contestazione dei “militanti dissidenti” continua. E la denuncia è un nuovo attacco diretto alla segreteria di circolo. Ma la nuova lettera giunta in redazione estende l’affondo al segretario provinciale del partito che, a seguito della caduta del loro “presunto anonimato”,  avrebbe avuto, sostengono, “solo un fugace colloquio telefonico con la componente dimessasi dalla segreteria” (ossia Annalisa Felletti, l’attuale vicesindaco – con lei hanno firmato Antonietta Buldrini, Lorenzo Crosara, Bruno Duo, Giordano Telloli ed Eva Zaghi).

I firmatari annunciano infine la loro “autosospensione dal direttivo”, ma garantiscono: “continueremo ad essere semplici iscritti al partito e parteciperemo alle iniziative messe in cantiere se saremo invitati”.

La missiva è una nuova puntata “o l’epilogo?” – parola dei dissidenti – di quel tentativo di “smuovere una situazione di democrazia compromessa, peraltro già da tempo”.

Un tentativo portato allo scoperto lo scorso 9 settembre attraverso una lettera alla stampa che denunciava il “disagio interno al circolo al circolo del Pd di Codigoro sui temi della democraticità, del rispetto delle regole e della sostanziale mancanza di iniziative politiche sul nostro territorio”.

A distanza di alcune settimane dalla quella uscita (leggi l’articolo), i dissidenti ribadiscono nel corso della lettera le critiche avanzate alla segretaria del circolo. Ovvero l’“insufficiente informazione sulle decisioni e scelte politiche, effettuate di norma da poche persone, e quindi scarsa consultazione degli organi direttivi e tantomeno degli iscritti”. Ma anche “l’emarginazione della minoranza, anche sul piano della comunicazione interpersonale, con messaggi svalutativi, insulti e altre attività scorrette, per indebolire sempre più quella che è considerata a tutti gli effetti una controparte, anziché un interlocutore politico alla pari”.

I firmatari ricordano e replicano agli argomenti che sarebbero stati avanzati dalla segretaria locale e dal segretario provinciale, in risposte al loro appello: da una parte “una riprovazione dell’anonimato” e, dall’altra, che “ogni problema deve prima essere discusso all’interno della sede di partito”.

 “Pretestuosa”, così definiscono la prima accusa: “poichè le firme in calce al documento erano pervenute alle direzioni delle testate” e perchè una successiva lettera con i nomi dei firmatari sarebbe stata “recapitata a tutti i componenti del direttivo del circolo e al segretario provinciale”. “Paradossale”, invece, è come i firmatari giudicano l’affermazione “che il confronto va sviluppato dentro il partito, nel Direttivo – scrivono -, quando è proprio questo il problema che viene sollevato”.

Ma nel quadro tracciato dai dissidenti ora spunta un altro tema che scotta tra le mani dei militanti del circolo codigorese. “Che dire – domandano polemicamente – dell’inutilità della seconda sede locale del Pd a 30 metri di distanza dalla sede ufficiale?”.

Dopo il caso “Comitato dei Garanti” e la denuncia di un modus operandi giudicato poco trasparente e democratico all’interno del circolo, questo ultimo argomento che riferisce di una “seconda sede locale di partito”, si aggiunge a “ciò – scrivono i dissidenti – di cui avremmo voluto parlare con gli organi provinciali e locali”.  

Una discussione che non sembra essere stata ricercata, ma anzi, ostacolata, sostengono infine i firmatari, attraverso la “tecnica dell’insabbiamento” che, concludono, “risulta ancora una delle più praticate nel nostro paese”.

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