Economia e Lavoro
27 Settembre 2020
Mentre si tratta sulla chiusura dello stabilimento di via Marconi, l'azienda chiede di incrementare la produzione. Lavoratori e dipendenti rispondono con l'astensione dal lavoro aggiuntivo e l'indisponibilità a rivedere i turni in attesa del piano industriale

Celanese. L’aria si scalda: un mese di sciopero degli straordinari

di Daniele Oppo | 2 min

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Mentre al tavolo regionale si discute con fatica della chiusura della sede di via Marconi e del futuro delle 67 persone che ci lavorano, la Celanese chiede agli stabilimenti di incrementare le produzioni per soddisfare gli ordini arrivati dai clienti, con il sospetto che voglia fare stock di materiali per il futuro.

Una richiesta che sa tanto di paradosso e non è un caso che la reazione dei lavoratori, riuniti venerdì in assemblea con la delegazione Rsu e i sindacalisti di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec, è netta: sciopero dello straordinario di tutto il personale degli stabilimenti di Ferrara a partire da lunedì 28 settembre a tutto martedì 27 ottobre e nessuna disponibilità a rivedere i turni per assicurare la maggiore produzione.

“Le maestranze – riportano i sindacati – hanno richiesto una intensificazione della mobilitazione qualora nel corso del prossimo incontro non venga presentato in maniera formale, con l’approvazione del Cda di Celanese, il piano industriale aziendale e non vengano date garanzie sulla prosecuzione dell’attività del sito di Celanese Marconi”.

La preoccupazione non è poca: la sensazione uscita dall’ultimo tavolo regionale è che l’azienda non sia neppure disponibile a discutere sulla individuazione dell’eventuale acquirente per rendere la chiusura un passaggio più soft per i dipendenti, con sindacati e istituzioni che hanno il forte timore che Celanese, come troppo spesso accade in queste trattative, possa scegliere un acquirente di comodo il cui unico scopo sia quello di chiudere tutto senza assicurare il futuro produttivo per il territorio.

Anche perché vendere lo stabilimento di via Marconi è affare di poco conto se si intende solo la sede: il capannone è in affitto e dentro vi sono solo degli estrusori non particolarmente nuovi e ambiti. Ciò che potrebbe interessare davvero è ciò che negli anni prima del crollo del 2019 e della prima parte del 2020, dovuto anche alle scelte aziendali di puntare più sui numeri che sulla qualità, ha servito bene le richieste di qualità di Jaguar, Porsche, Bmw e Volkswagen: il know-how e tanti anni di esperienza.

Ma le garanzie, a ben guardare, servono anche per la sede di piazzale Donegani, nel petrolchimico, dove Celanese produce la materia prima. La creazione del polo a Forlì renderebbe questo stabilimento un punto svantaggiato della filiera: fino ad ora è vissuto in simbiosi proprio con quello di via Marconi al quale forniva la materia da lavorare, dal giugno 2021 dovrebbe lavorare come unica sede esterna del grande polo forlivense a 120 km di distanza?

Ecco perché conoscere il piano industriale è il punto focale di tutta la vicenda.

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