Eventi e cultura
4 Luglio 2010
Il libro del ferrarese Filippo Landini presentato ad High Foundation

‘Red Rec Play Black’, presentazione d’essai

di Redazione | 4 min

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“Red Rec Play Black” dello scrittore ferrarese Filippo Landini verrà presentato questa sera al Festival High Foundation in corso di svolgimento al parco urbano, moderatore sarà Luigi Telloli. La presentazione di Red Rec Play Black avviene attraverso un percorso critico-analitico del testo con una cornice performativa che vede in scena musicisti e lettori di alcuni passi del testo (letture: Andrea Amaducci, suoni: Alfonso Santimone, suoni: Stefano Falcioni aka iosonolozero).
 
In un giorno di luglio, all’ora del tramonto, un grosso industriale viene rapito da cinque sconosciuti. Uno di loro ha una telecamera: ha inizio il Jarry Live Show, un reality show militante, dove il prigioniero, rinchiuso in un sotterraneo, viene sottoposto a un processo lisergico che prevede l’assunzione di un acido al giorno per un mese completo. Il tutto viene filmato e messo in onda. Red Rec Play Black è il progetto audiovisivo di un gruppo d’azione, la documentazione della teoria e della pratica. Il risultato è inquietante, burlesco, psichedelico. Un rifiuto totale del Sistema dominante in un contesto che vede la realtà trasformarsi in fiction e la vita dei corpi trascendere le identità. Un romanzo d’azione, senza esclusione di colpi. Ritmo cinematografico, colori visionari con incedere d’avanguardia. Red Rec Play Black è una denuncia spietata alla società globalizzata.

La poetica di Red Rec Play Black. La trama teorico-didattica del tessuto narrativo è il risultato di una trasformazione di alcuni passi di un manuale di guerriglia urbana del gruppo politico armato tedesco RAF (Rote Army Fraktion) in forma di dialogo fra alcuni personaggi del romanzo. La denuncia alla globalizzazione di stampo capitalistico è il timone dell’intera operazione denominata Red Rec Play Black, ossia un documentario il cui climax è il processo lisergico a cui è sottoposto un potente industriale rapito dalla stessa troupe. Delle avanguardie storiche si sentono le contraddizioni che sono poi le peculiarità di questo fenomeno culturale, cioè il collettivismo della poetica e del vissuto ma anche la chiusura e l’antagonismo verso ciò che è alieno al gruppo, alla tribù operativa. Nel romanzo si rivela un romanticismo astratto, un nichilismo macchiato di moralismi, binomi tipici delle avanguardie storiche. La storia narrata è ambientata in una metropoli europea, un po’ tedesca ma potrebbe essere anche Milano, Atene, Barcellona. E’ la metropoli delle avanguardie storiche, la sinfonia urbana interrotta dalle sortite del gruppo in azione.
Le influenze narrative di Filippo Landini sono senza dubbio i fumetti illuminanti di Andrea Pazienza, le canzoni di Fabrizio De Andrè e dei Velvet Underground. Della letteratura italiana si riconoscono il realismo visionario di Italo Calvino e il linguaggio scevro e preciso del romanzo “Uomini e no” di Elio Vittoriani. Della letteratura underground si avverte la presenza dello scrittore americano William Burroughs, il rabdomante della difficoltà esistenziale ma anche delle giuste vie da percorrere. Il suo “Manuale delle Giovani Marmotte” è chiamato in causa per l’ironia, il sarcasmo e l’acutezza nelle analisi sociali.

Filippo Landini è nato a Ferrara nel 1969. Ha pubblicato il romanzo Ferrara Game Over (Edizioni Nomade Psichico, 2000) da cui è stato realizzato il lungometraggio omonimo (diretto e interpretato dallo stesso Landini e da Max Czertok), le raccolte di poesie Fuoco et flow in AA.VV, Frrr (Comune di Ferrara, 2001), Nodo Sottile 3 (Crocetti Editore, 2003) e fa parte del collettivo Alba Cienfuegos, autori del romanzo “Eri tutto lungo. Cavallo Pazzo e altri cani sciolti” (LineaBN-La Carmelina Edizioni).
Oltre che scrittore, Filippo Landini è anche videomaker indipendente, ha curato lungometraggi, booktrailers, video sperimentali, cortometraggi.
Come dichiara lui stesso “a me piace raccontare quello che vedo, di cui sento parlare e farlo con le parole o con le immagini mi risulta congeniale. Scrivere, inquadrare, fare il montaggio fanno parte del mio quotidiano, la mia stessa professione verte nel mondo audiovisivo in tutte le sue varianti. Ma è la letteratura la mia origine, la parola, la poesia nella sua immediatezza comunicativa. Il mio stile è abbastanza sintetico, cerco di descrivere l’ambiente con poche parole e lasciare quindi al lettore lo spazio dell’immaginazione. In effetti anche nei miei video c’è sempre un montaggio serrato, Game Over ne è un manifesto in questo senso. Probabilmente lo scrivere per le immagini influenza anche i miei lavori letterari.

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