Attualità
24 Novembre 2017
Dura critica delle associazioni ambientaliste che chiedono lo stop alle modifiche proposte dal Partito Democratico e firmate anche dalla senatrice ferrarese Bertuzzi

“Con l’emendamento Pd il Delta Po sarà un parco fantasma”

di Redazione | 4 min

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Il futuro Parco del Delta Po? Un parco fantasma. È ciò che, secondo la lettura di molte associazioni ambientaliste, diventerà l’area naturale deltizia se dovesse passare l’emendamento del Pd alla legge di bilancio 2018.

L’emendamento preso di mira dagli ambientalisti – firmato anche dalla senatrice ferrarese Maria Teresa Bertuzzi – è il numero 101.0.03 che prevede sì l’istituzione del Parco del Delta del Po, ma solo d’intesa tra le Regioni Emilia Romagna e Veneto. Niente parco nazionale dunque, tutto rimarrebbe soggetto a una futura – e chissà quanto raggiungibile – intesa tra le due Regioni interessate. Finanziato peraltro da esse “a valere sulle corrispondenti risorse rese disponibili a legislazione vigente dalle Regioni e dagli enti locali territorialmente interessati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Insomma, in ogni caso, se la vedano Emilia Romagna e Veneto.

È istituito, d’intesa con le Regioni Veneto e Emilia Romagna, il Parco del Delta del Po, comprendente le aree del perimetro del Parco naturale regionale del Delta del Po, istituito con la legge della regione Veneto 8 settembre 1997, n. 36, e del Parco Regionale del Delta del Po, istituito con la legge della regione Emilia-Romagna 2 luglio 1988, n. 27. L’intesa è stipulata ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131. La copertura delle spese obbligatorie è assicurata a-valere sulle corrispondenti risorse a legislazione vigente dalle Regioni e dagli enti locali territorialmente interessati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
(Il testo dell’emendamento che modifica l’articolo 34 della legge 6 dicembre 1991, n. 394)

Le associazioni – tra le quali il Wwf, Greenpeace, Italia Nostra, Legambiente e Lipu – chiedono l’immediato ritiro dell’emendamento e/o che venga dichiarato inammissibile.

“Il Delta del Po è la più grande area umida d’Italia, dove sostano e vivono oltre 300 specie di uccelli, ma anche il black spot a livello nazionale per il bracconaggio ittico e venatorio, secondo Ispra, l’istituto di ricerca e protezione ambientale del Ministero dell’Ambiente – osservano gli ambientalisti -. È sotto gli occhi di tutti il fallimento delle politiche di tutela dei due parchi regionali esistenti da decenni (da 20 anni quello Veneto, da 29 anni quello Emiliano Romagnolo), ma è proprio alle Regioni e agli enti locali che un emendamento tra quelli segnalati dal gruppo Pd del Senato alla Legge di Bilancio 2018 vuole affidare un parco fantasma, facendo tabula rasa della prevista istituzione di un unico parco interregionale o di un vero parco nazionale, nel caso di mancanza dell’intesa tra le Regioni interessate, previsti a suo tempo dall’articolo 35, comma 4 della Legge quadro nazionale sulle aree protette (legge n. 394/1991) e rimasti lettera morta”.

Le associazioni entrano ancora di più nel merito della proposta: “Si vorrebbe istituire un ‘parco’ che non si può classificare né come nazionale, né come interregionale e la cui mission e quindi la sua vocazione non viene volutamente definita, come non viene definita quale sia la governance unitaria, né viene individuato l’ente di gestione”. Secondo gli ambientalisti  “si cancella l’impegno di costituire un vero parco interregionale, o nell’assenza di un’intesa, un vero parco nazionale, non attuando ma anzi disattendendo l’impegno assunto con legge n. 394/1991 26 anni fa”.

Ma la critica si spinge anche sulla mancata definizione della tipologia di parco da costituire: “Non menzionando la dizione di parco naturale, in realtà si abusa di una definizione di “parco” (senza aggettivi) inesistente nel nostro ordinamento che esula quindi dalla tutela della biodiversità. Inoltre finanziando il “parco” con i fondi regionali e degli enti locali, lo si rende estraneo al capitolo di bilancio del ministro dell’Ambiente per le aree protette nazionali”.

E ancora: “La perimetrazione del nuovo “parco” risulta essere una semplice accozzaglia delle ampiamente lacunose perimetrazioni dei due parchi regionali, in particolare perché rimangono escluse molte delle are tutelate ai sensi del diritto comunitario cioè la Rete Natura 2000”. A tal proposito le associazioni ambientaliste ricordano che ad oggi solo 7 dei 20 Siti di Importanza Comunitaria (Sic), e/o Zps (Zone di Protezione Speciale), sono inclusi completamente nel parco emiliano-romagnolo e 5 degli 8 nel parco veneto, che esclude dall’area parco habitat di grande valore: il “Vallone di Loreo”, le “Dune di Rosolino e Volto”, il “Bosco di Nordio”.

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