Cronaca
1 Novembre 2017
Opposizione all’archiviazione: omissione di atti d’ufficio e morte quale conseguenza di altro delitto

Igor. I figli di Verri puntano il dito contro i Carabinieri

di Redazione | 2 min

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Esistono due reati specifici che discendono dall’omicidio di Valerio Verri per mano di “Igor”, vale a dire Igor Vaclavic alias Norbert Feher: omissione di atti d’ufficio e morte quale conseguenza di altro delitto. E un responsabile: l’Arma dei carabinieri.

Sono le conclusioni cui vuole arrivare l’avvocato Fabio Anselmo con l’opposizione all’archiviazione dell’esposto dei figli di Verri, Francesca ed Emanuele. Nelle 56 pagine con cui si chiede alla procura di riaprire le indagini sui fatti dell’8 aprile si enuclea una sequenza di avvenimenti che traccia la storia del killer di Budrio e Portomaggiore ma soprattutto quello che è stato fatto, o non è stato fatto per fermarlo.

A partire da quel tragico pattugliamento nel Mezzano, quando Verri, guardia volontaria disarmata e non addestrata a compiti di pubblica sicurezza, si trovava in auto con l’agente di polizia Marco Ravaglia quando incontrò Igor.

Perché i due erano quel giorno all’interno di quella che di lì a breve diventerà la “zona rossa” conosciuta in tutte le cronache nazionali? Secondo il decreto di archiviazione del pm Savino “nessun elemento investigativo faceva presagire concretamente la presenza del ricercato nelle zone del Mezzano”. Secondo i figli della vittima, invece, qualcuno aveva elementi più che sufficienti, ma non li ha comunicati. A chi? In primo luogo al prefetto, che a livello provinciale è l’autorità di pubblica sicurezza e che, ricorda l’opposizione all’archiviazione, “deve essere tempestivamente informato dal questore e dai comandanti provinciali dell’Arma dei Carabinieri su quanto abbia attinenza con l’ordine e la sicurezza pubblica nella provincia”. Lo stesso vale, in seconda istanza, per il questore. Ma né il primo né il secondo hanno potuto avere “il quadro completo ed effettivo delle indagini in corso”, cosa che “ha impedito a tali autorità da un lato, di coordinare le attività investigative finalizzandole a quell’effettivo scambio di informazioni tra le diverse autorità di pubblica sicurezza competenti, che avrebbe permesso una maggiore pregnanza delle indagini, indirizzandole in modo specifico con riguardo a soggetti e luoghi; dall’altro lato di adottare le necessarie misure di sicurezza e prevenzione della pubblica incolumità. Misure che purtroppo in questo modo furono adottate solo successivamente all’ulteriore omicidio di Valerio Verri”.

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