Attualità
31 Ottobre 2017
Al convegno il capo della Polizia Gabrielli: “Ferrara non è geograficamente interessata da fenomeni criminali come altre parti del Paese”

Sicurezza e attentati. “L’Isis sta morendo, viviamo paura indotta”

di Redazione | 5 min

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Sicurezza è “il diritto di vivere senza preoccupazioni”. E’ “l’espressione migliore della collettività”. E in quanto tale, uno degli elementi più frequenti di confronto tra una moltitudine di attori particolarmente estesa, come quella che lunedì mattina ha riempito la Sala Estense per il convegno ‘Safety e Security: ruoli, competenze, sinergie per un gioco di squadra”, che – oltre a ministro Franceschini, parlamentari ferraresi, rappresentanti di istituzioni e forze dell’ordine locali – ha avuto come ospite d’onore anche del capo della Polizia e direttore generale della pubblica sicurezza Franco Gabrielli.

Proprio a Gabrielli si deve la recente circolare del ministero dell’Interno che detta le nuove e rigorose disposizioni per il governo e la gestione delle pubbliche manifestazioni. Ed “è dal 2017, con la legge 48, che si definisce un’interconnessione tra i ruoli di tutti – fa notare il viceprefetto Pinuccia Niglio – pubblici, privati, singoli e non, con la menzione alla sicurezza integrata all’art.1 e sicurezza urbana all’art. 4”.

In effetti Ferrara, come città di medie dimensioni, vanta il brand di ‘Città d’arte e di cultura’, che l’anno scorso ha portato “a più di cento eventi di rilevanza”, a fronte di cui è stato istituito “un sistema di gestione degli eventi che ne garantisca la sicurezza – illustra la dirigente del Comune Maria Teresa Pinna – con l’imposizione di requisiti che tengano conto della sua sostenibilità, dell’impatto, e “servano a dare una linea guida agli organizzatori, protagonisti insieme ad istituzioni e forze dell’ordine”.

Un ruolo che il capo di gabinetto Pietro Scoccarello individua analogo all’introduzione dello steward nelle partite di calcio, anch’esse diventate nella nostra città di maggiore rilevanza, non dimenticando l’episodio torinese che dopo la finale di Champions League del 3 giugno, provocò 1526 feriti e la morte di Erika Pioletti, 38 anni, dopo settimane di agonia.

E quando si parla di grandi manifestazioni “la paura diventa panico, perché si pensa subito agli attentati”, attualizza Antonio Corbo de La Repubblica. Ma il modello Dria illustrato dal direttore dell’Osservatorio di Sicurezza Nazionale della Luiss Alessandro Orsini, mostra come “l’Isis stia in realtà morendo – afferma – e la paura che viviamo sia per certi versi indotta dalla tendenza mediatica ad ingigantire la situazione per ovvi interessi”.

Dall’attentato di Parigi del novembre 2015 “l’Isis ha colpito 16 volte – illustra Orsini – ma solo due episodi (Parigi e Bruxelles) si possono individuare come attentati organizzati, pianificati e soprattutto finanziati, e sono quelli di cui è legittimo avere paura, non fosse che l’Isis non ha più capacità operativa per compiere atti di tale portata”.

Lo dimostra, secondo Orsini, già il calo di forze tra la strage parigina, “avvenuta con un comando di 9 jihadisti per un totale di 130 morti, la maggior parte dei quali uccisi a colpi di mitragliatore, e molti meno per mano di cinture autoesplosive dei kamikaze”, e quello del 22 marzo 2016 a Bruxelles, in cui cinque jihadisti, di cui tre sono morti nell’operazione, hanno causato 30 morti senza avere a disposizione l’uso dei mitragliatori.

Ancora, la cellula di Barcellona era composta da ben 12 jihadisti che però hanno ucciso 14 persone (meno che a Bruxelles), senza contare “la totale incapacità dei terroristi rimasti uccisi dopo aver stoccato 120 bombole del gas, un errore da dilettanti non proprio di un terrorista addestrato”. Inoltre secondo Orsini l’Italia non è al centro dell’interesse dell’Isis, che “dal ‘94 predilige investire economicamente sulla pianificazione di attentati nei Paesi che per primi hanno bersagliato i loro militanti”: principalmente cioè, Francia e Inghilterra. Ma il rapporto tra i militanti e le istituzioni jihadiste al dire di Orsini “è un po’ come i tifosi e la loro squadra: quando la squadra si sgonfia, lo fa anche il suo tifo”.

E approdando ad una consapevolezza non dettata dalla paura, si può lavorare alla costruzione di una “cultura della sicurezza – secondo il sindaco Tagliani – a partire dal lavoro fatto in questi anni. Perché nella nostra città e in Europa, le piazze sono i luoghi in cui la società ha la possibilità di esprimersi. E per esprimersi al meglio serve la cultura, la cultura – appunto – della sicurezza”.

Concetto ribadito anche nell’intervento del prefetto Tortora, che delle nuove indicazioni della ‘circolare Gabrielli’ ha già discusso con i sindaci la scorsa estate, “in particolare per quanto riguarda i codici di sicurezza nelle grandi manifestazioni”.

Il questore Sbordone ha definito in ‘concetto fluido’ di diritto alla sicurezza, “in continuo mutamento a seconda del mutarsi della società”. A livello pratico il questore ha sottolineato i passi in avanti fatti in provincia di Ferrara, con la possibilità di “collegamento tra guardie giurate e forze dell’ordine grazie a un protocollo che prevede che le sale operative delle forze dell’ordine possano chiamare le guardie giurate per un primo intervento in casi non gravi o pericolosi”. A questo si aggiunge anche “l’esercito, circa 300, delle guardie giurate volontarie, che abbiamo già provato a inserirlo in Gad cometante piccole antenne”.

E quanto a sicurezza, quantomeno quella percepita, il prefetto Gabrielli, rimarcando la netta distinzione tra safety (responsabilità di comune, Vigili del fuoco, Polizia municipale, prefettura, organizzatori) e security (servizi di ordine e sicurezza), e fissando e distinguendo di conseguenza i compiti che spettano alle Forze di polizia e quelli spettanti alle altre amministrazioni e agli organizzatori, ha sottolineato come serva “un concetto di sicurezza integrato che coinvolge pubblico e privato. Raggiungiamo un sistema perfetto se tutti sono consapevoli che la sicurezza é un bene che necessita del concorso di tutti”.

Per quanto riguarda invece il potenziamento potenziamento degli organici della Polizia di Stato, “in questo momento il ripianamento degli organici non è previsto a breve, perché il primo corso utile sarà a marzo prossimo. Man mano che usciranno i corsi avremo la giusta attenzione anche per Ferrara, anche se si tratta di una città che non è geograficamente interessata da fenomeni criminali come altre parti del Paese”.

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