Attualità
2 Ottobre 2017
Populismi xenofobi e “deculturalizzazione religiosa”. Ultimo incontro ad Internazionale

La “politicizzazione globale” nell’età della rabbia

di Redazione | 3 min

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25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

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È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

di Cecilia Gallotta 

“Il vecchio mondo è morto, ma quello nuovo non è ancora nato”. Antonio Gramsci aveva colto nel segno “la fase storica che stiamo vivendo”, racchiusa in quella che l’incontro conclusivo di Internazionale titola come ‘Età della rabbia’.

Di fronte alle recenti immagini catalane, “stiamo assistendo ad una crisi della rappresentanza politica – afferma lo scrittore e saggista indiano Pankaj Mishra davanti agli spalti gremiti del Teatro Comunale – le società civili non si sentono più rappresentate. Dopo decenni di depoliticizzazione assistiamo ora una politicizzazione globale, ad una crisi dello Stato nazionale moderno, che sfocia nell’auto governo, o più precisamente nella regionalizzazione del sentimento nazionalista”.

E’ dunque di sentimenti che si parla in questa fase storica, le cui decisioni “sembrano essere mosse dalla pancia” e dalle emozioni: “per troppo tempo si è pensato alle persone come agenti razionali – prosegue Mishra – motivati da interessi materiali. Ma la storia ci ha mostrato molte volte come le persone abbiano ‘votato contro’ i propri interessi materiali per la paura di perdere dignità e onore. Ci sono impulsi umani che abbiamo trascurato, e adesso abbiamo scoperto che i politici non riescono a gestirli”.

Anche l’elezione di Trump, che “sembrava una creazione della tv, un Berlusconi americano”, lo definisce Marino Sinibaldi di Rai Radio 3, in realtà riflette “di qualcosa di profondo nella psiche americana – analizza Adam Shatz, autore de ‘La rivincita dell’uomo bianco’ – che parte dall’elemento razziale contro la presidenza Obama. Ha fatto appello ad un risentimento dei bianchi che ha radici storiche profonde, e che non vedono nell’elettore medio la classe lavoratrice, che è prevalentemente composta da persone di colore”.

Trascurare sfumature umane importanti trova ripercussioni anche in Europa: “Centinaia di giovani in Europa sono terroristi – afferma il politologo Olivier Roy – e altrettante centinaia sono andati in Siria. Ma perché persone un tempo atee dovrebbero convertirsi all’islamismo solo per diventare jihadisti? Sono tragiche modalità di autoespressione di questi giovani che chissà cos’avrebbero da dirci, e nell’Isis hanno trovato il modo per esprimere in maniera radicale le proprie idee”.

“Va detto – prosegue Roy – che nessuno di questi giovani ha un retroterra religioso”: è una “deculturalizzazione della religione” quella che Roy denuncia, in particolare nel laicismo francese, dove “la religione è diventata qualcosa di esclusivamente individuale. Si è persa la dimensione collettiva e spirituale e soprattutto le basi storiche e culturali della religione. La Chiesa ha un problema con la fede: L’Europa si dice cristiana, ma l’identità cristiana dell’Europa si è persa, è diventata un marker, e non più un valore. La conseguenza, è che si consegna la religione ai radicali”.

E “l’utopia o distopia neoliberista”, è, anche secondo Shatz, il “sintomo di una ricerca sbagliata di una forma di spiritualità, di cui l’umanità ha bisogno per vivere bene”. Uno strumento che “può aiutarci a incanalare le emozioni – afferma la giornalista Ida Dominijanni – di fronte a chi, con il potere in mano, continuamente, non fa altro che costruircene di false”.

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